martedì 4 dicembre 2018

L'intrigo. Riscoprirmi ogni volta.



Una vibrazione insistente, proviene dalla borsa, mi solletica la pelle sotto il seno. Decido di prendermi una pausa e non rispondere subito, l’intrigo della scoperta mi stuzzica ogni volta che ciò accade. Un messaggio anonimo da un perfetto sconosciuto, un contatto inaspettato. È una piacevole scossa proprio poichè decido di svelare il mio lato più nascosto. Un apprezzamento gentile e delicato, un filo di imbarazzo dietro un semplice ciao, un suo gesto carino…il calore di un pensiero segreto e la voglia di provare forti emozioni seguendo il solo istinto.

Il mio sguardo è fermo sullo slip rosso esposto in vetrina, entro nel negozio senza neppure pensarci. Amo viziarmi perché amo viziarlo. Mi dico che lo farà impazzire. È folle non sapere neppure chi sia, cosa pensi e quali siano i suoi desideri…e forse proprio questo lato del gioco cattura totalmente i miei sensi.

Mi ritrovo inginocchiata sul letto, riapro gli occhi e realizzo…tra un attimo sarò con te e tutto diverrà la nostra segreta realtà.

domenica 3 settembre 2017

Il mio gioco preferito..




L'ultimo progetto della settimana, la consegna è in scadenza...benvenuto venerdì. Mi fermo un attimo a ripensarci, la sua proposta e quel nostro gioco parallelo si trascinavano ormai da tempo. Era fuoco, certo non mi ero risparmiata nel farmi versare benzina, come mi capita nel mio spazio segreto...quello che nessuno potrebbe immaginare. Quella sua fantasia parte dalla mia testa e mi crea un brivido profondo. Il silenzio è interrotto da un suono leggero, una vibrazione, un suo messaggio. Perdo il controllo dei miei pensieri, mi ritrovo catapultata in un turbinio di emozioni: sì sono diventata il suo gioco da quando ho deciso di vendermi a lui.
Ti voglio puttana questa sera, solito orario.
Il cuore a mille, arrossisco al solo pensiero. Sono sola nel mio studio, nessuno sa e spero di non lasciarlo intuire. Non sento voci, Chiara e Luca sono usciti da un po’ per una consulenza. Lui mi ha scritto, sono tentata di rispondergli ma le nostre regole sono state fin troppo chiare. Non voglio creargli problemi, non me l’ha detto ma sono sicura che lui abbia una donna. Sono una sua proprietà, non mi è permesso chiedere.
Sono duri, neppure la mia maglia riesce a nasconderli. Il gesto istintivo, penso che lui sia di fronte a me a mangiarmi con il suo sguardo famelico. Sollevo la maglia e li accarezzo, ci gioco. Mi stimola da sempre. Li bagno con la saliva. È un fuoco…mi ritrovo a gambe aperte. Ho voglia di sentirmi puttana perché lui me l’ha chiesto. Salgo sulla scrivania, sfilo i tacchi che avvolgono le mie calze nere e poggio i piedi sulla mia sedia. Un lago bagna le mie mutandine…Gli rispondo senza svelargli nulla.
A questa sera porcellino.

venerdì 30 dicembre 2016

Auguri HOT dalla vostra LadyLaDolce!!!

AUGURO a TUTTI VOI un 2017 ricco di S...

..Salute...

                          ..Soldi...

..e tanto tanto SESSOOOOOOOOO!!!!

La Vostra LadyLaDolce

lunedì 2 giugno 2014

Quella notte non avrei potuto farne a meno...

Nonostante fossero ormai le tre di notte, non riuscivo a prendere sonno. Mi sentivo bagnata ed eccitata.....faceva caldo....un'estate come quella così calda non se ne vedeva da anni.

Allora mi alzai e presi la decisione. Mi truccai accuratamente con colori caldi e volgari: rosso fiamma alle labbra, terra alle palpebre, abbondantissimo fondo tinta. Poi mi denudai ed inizia a vestire i panni della troietta: perizoma rosso, abitino mini mini che lasciava vedere il culetto , calze a rete autoreggenti bianche e , immancabili, tacchi a spillo vertiginosi 12 cm. Così non potevo passare inosservata......e allora via, la notte era lunga e si preannunciava piccante.

Con l'auto mi diressi al primo parcheggio frequentato da guardoni, coppiette, segaioli e stalloni vogliosi di soddisfare.....volevo sentirmi una vera troia.

Arrivata al parcheggio, mi aggiusto l'abitino cortissimo, aprii la portiera e misi ben in vista la gamba velata dalle calze con il tacco a spillo....poi metto in vista anche l'altra gamba....aprii un pò le gambe per far vedere il rosso del perizoma.

Cominciano a passare alcune auto...rallentano e i conducenti guardano.

Mi sento sempre più eccitata sapendo tutti quei sguardi addosso a me, alle mie gambe, alle mie mutandine, un pò bagnate dall'eccitazione.....sguardi vogloisi di prendermi e farmi qualcosa di osceno, fino a farmi male. Io mi sentosempre più eccitata.....ho voglia di cazzo ho voglia di prenderlo......Un'auto si ferma e il conducente tira giu il finestrino: "ciao bella.....cosa fai?"

E' un ragazzo niente male, e ha un'arnese non da poco, già pronto, in mano, dritto dritto che si sta eccitando.

Glielo guardo e rispondo: "niente male il tuo arnese....se vuoi ti aiuto....con la bocca....."


Mi apre la portiera e io entro subito nell'auto e.......me lo mette subito subito in bocca...anzi, me lo schiaffa in bocca e con la mano spinge la mia testa fino a farmelo eentrare tutto in gola. Non faccio in tempo a farmelo scorrere un pò tra le labbra che mi sento inondare tutta al bocca del suo caldo sperma. Mi riempe tutta e la sborra cola ai lati della mia bocca. Mando giù e, ancora vogliosa , gli dico: ora voglio che tu mi faccia venire prendendomi entrando in me con forza....capito, devi scoparrmi da gran troia che sono...ora....." E così mi metto a cavalcioni su di lui per eccitarlo, mi faccio toccare la fica, penetrare dalle sue dita....spero che il cazzo gli torni duro come prima....e la sveglia purtroppo suona! Sono le sette e un'altra giornata mi aspetta. Chissà se finalmente stasera riuscirò a trovare la persona giusta per realizzare questa mia fantasia...

venerdì 9 agosto 2013

Voglia...di una calda estate. Voglia di voi..



E' tutto pronto, l'eccitazione stenta a rimanere nascosta, talmente tanto che le gambe mi tremano in maniera metodica e quasi cadenzata.
Come se fosse la prima volta, c'è sempre una prima volta, per tutto e questa è la prima volta in questo eccitante luogo.
Da giorni ci penso e dopo le prime incertezze, finalmente mi convinco, perchè mi piace, davvero, non posso nascondere l'emozione di averne piu' di uno, tutti per me, dove preferisco.
Cosi' ci incamminiamo lungo quel sentiero, vicino all'auto che abbiamo parcheggiato non troppo distante dal luogo.
"Prendimelo in bocca adesso." Mi ordina lui."Sto per esplodere e non voglio perdermi il divertimento."
Lo guardo con un sorriso e faccio scivolare le mie labbra veloci sopra quella turgida cappella.
Sento già colare la mia emozione tra le cosce, come tante goccioline, rincorrersi e scagliarsi tra le pieghe della pelle e bagnare le mie labbra dolci e succose.
La lingua affonda con vortici sempre piu' frequenti, quando la mia bocca si inonda di lui.
Ne faccio colare un po' sul seno, che è scoperto ormai, e deglutisco il restante.
Ci guardiamo e ci incamminiamo ancora.
Li ad aspettarci ci sono quattro uomini, che gia' si masturbano per essere poderosi nel momento giusto.
Mi fermo per un istante, ancora in bocca sento il vischio piacevole dello sperma e assaporandomi le labbra mi avvicino a passi decisi.
Nessuna presentazione, sono gia' in mezzo e gemo, riuscendo a domarli tutti, con eleganza e decisa maestria.
Lui guarda soddisfatto, tenendo ferma l'eccitazione si sarebbe fatto avanti in un secondo momento, intanto cova un forte desiderio di vederla completamente lavata di sperma.
L'odore del sesso sta ammaliando l'aria. L'odore mio, di loro, sta ubriacando i sensi.
Due spingono dietro, riempendo entrambi i buchi, mentre dinnanzi ne assaggio altri due.
Questo prosegue per almeno due ore quando crollo inondata dal piacere, all'ennesimo orgasmo riesco a fare venire il primo, che mi riempe il viso e cade in ginocchio. Escono gli altri due dietro.
Li guardo vogliosa di quei vulcani pronti ad esplodermi adosso e così accade.
Inondata dal seme di quegli sconosciuti che sono riuscita a domare, come piace a me, godendo dei loro bastoni e dei loro umori.
Sento il calore colarmi sul seno, sull'ombelico, scendendo tra le gambe e mescolandosi con i miei, come se stia facendo pipì, e forse mi sta capitando.
Ecco lui, avanza, dinnanzi a me, Venere di sperma, e io con un sorriso lo accolgo, mentre i quattro se ne vanno soddisfatti.
Consumiamo il nostro amplesso, in un vortice di bianco, di scivoloso, di odore acre.
E mi risveglio dopo un sogno bellissimo, voglio che sia realtà..

martedì 18 giugno 2013

Quando l'aria si riscalda, i sensi incontrano il piacere. Kiss dalla vostra LadyLaDolce


Sara ripose il telefonino in borsetta e guardò fuori dal finestrino.
Non aveva neppure voglia di rispondere tanto era forte la delusione.
Aveva un problema enorme da risolvere, la sola consolazione fino a un attimo prima era che avrebbe avuto qualcuno con cui condividerlo; e invece ora era di nuovo sola.
Perchè Alessia non aveva neppure aspettato di incontrarla?
Provò a azzerare i suoi pensieri e ad invocare il nome della ragazza nella sua mente, come aveva fatto qualche giorno prima, ma ebbe la precisa sensazione di essere da sola.
Trasse un sospiro e si passò una mano tra i capelli: sarebbe andata avanti, non si sarebbe sicuramente fatta fermare da quello.
"Chi andiamo ad incontrare?", chiese.
Il docente sorrise: "Guarda, per oggi non potrai che ringraziarmi. Il tuo cliente è un mio ex collega, una persona che ha una decina di anni più di me. Non so se è diventato impotente o sono solo conseguenze della prostata, ma è uno che si limita a guardare. Sarà una passeggiata di salute".
"Non ho capito, questo qui si limiterà a guardarmi?".
"Non so cosa abbia in mente, stai tranquilla che andrà tutto bene".
Sara sorrise amara: negli anni aveva imparato come le batoste peggiori arrivassero sempre precedute dall'espressione "stai tranquilla".

Il docente fermò l'auto in un posteggio piuttosto affollato.
Sara scese dall'auto e capì subito dove si trovavano: a poche centinaia di metri da loro sorgeva la residenza di caccia degli ex re d'Italia, per lunghi anni utilizzata per lo scopo e, dal dopoguerra in poi, adibita ad attrazione turistica.
Si guardò, chiedendosi se non avesse un abbigliamento troppo inopportuno per il luogo.
Forse no: era vero che era in canottiera e minigonna, ma dopo tutto la temperatura era alta e numerosi turisti erano vestiti esattamente come lei.
Il docente si avviò verso il palazzo e Sara lo seguì.
Arrivarono fino alle mura, li videro un uomo calvo e grasso che, una volta individuati, sorrise e si avvicinò a loro.
Strinse calorosamente la mano al professor Maggio e guardò verso Sara.
"È lei?".
Il docente annuì.
"E' italiana? ".
Sara si stava già irritando a sentire quell'uomo che parlava di lei come se non ci fosse, come se fosse un animale o un oggetto.
"Sì, è italiana - rispose il docente - si chiama Sara e non è una professionista. Capisci anche tu che queste sono occasioni che capitano pochissime volte".
L'uomo guardò verso Sara e annuì soddisfatto, anche se ancora si astenne dal presentarsi.
Si guardò intorno, poi allungò la mano verso Sara.
"Vieni, vieni con me!".
Sara guardò verso il docente, il quale le sorrise e annuì con la testa, come a dire che poteva fidarsi.
"Io vi seguo a distanza - disse il docente - vi guardo ma non vi disturbo".
Sara si sentì subito tranquillizzata da questo.
L'uomo la guidò verso la facciata dell'edificio.
Lì c'erano alcuni turisti singoli che procedevano con guide in mano e macchine fotografiche, oltre ad alcuni assembramenti di gite di gruppo.
Poco lontano si vedevano grossi autobus entrare nel parcheggio, segno che nel giro di qualche minuto il posto si sarebbe riempito di turisti.
L'uomo guidò Sara verso un lampione della luce e le disse di appoggiare la schiena al palo.
La ragazza eseguì.
"Ora alza le braccia e afferra con le mani il lampione".
Sara eseguì l'ordine, mentre l'uomo si spostava alle sue spalle.
Lo sentì armeggiare con qualcosa e, dopo qualche secondo, sentì qualcosa di metallico che le toccava il polso.
Con la coda dell'occhio vide l'uomo le aveva assicurato l'anello di una manetta al polso sinistro.
L'uomo fece passare la catena dietro al palo e chiuse anche l'altro anello attorno al polso destro di Sara.
In quella maniera, Sara non poteva abbassare le braccia né, ovviamente, allontanarsi dal palo.
L'uomo si guardò intorno con circospezione, poi si pose di fronte a Sara e cominciò a sollevarle la canottiera.
Quando arrivò a scoprirle la pancia e Sara realizzò che non si sarebbe fermato protestò: "Ehi, è pieno di gente qui! Non ho il reggiseno sotto!".
L'uomo proseguì il suo movimento senza fermarsi.
"Certo,sono io che ho richiesto che non ti mettessi il reggiseno".
L'uomo scoprì i seni di Sara, fece passare la canottiera lungo le braccia e la raggomitolò attorno hai polsi della ragazza.
Ora era completamente nuda dalla vita in su.
Sara sbirciò verso il gruppo dei turisti e vide che qualcuno aveva notato la mossa e stava cominciando a guardare nella loro direzione.
L'uomo afferrò con le dita il bottone della minigonna di Sara, quindi lo slacciò e abbassò la cerniera.
L'indumento scese lungo le gambe e si raccolse attorno alle caviglie di lei.
L'uomo sorrise, quindi afferrò con le dita gli elastici del perizoma Sara.
"No, le mutandine no! - implorò Sara - è pieno di gente qui! ".
L'uomo sorrise, con espressione disarmante
"Certo! Se io avessi voluto vedere semplicemente una ragazza nuda sarei andato in un night, non avrei avuto bisogno di te. Ma il docente mi ha detto che con te potevo fare delle cose diverse".
Allargò l'elastico del perizoma di Sara e, inginocchiatosi, lo fece scorrere lungo le gambe della ragazza; quindi raccolse sia il perizoma che la minigonna e si allontanò di qualche passo.
Ora Sara era completamente nuda, legata in uno dei siti turistici più visitati della sua città!
Vide del movimento in un gruppo di turisti poco distanti.
In tre si staccarono dalla comitiva e si avviarono nella sua direzione.
Si fermarono ad un paio di metri da lei e ridacchiarono, poi estrassero i telefonini e li puntarono nella sua direzione.
Guardarono verso l'ex collega di Maggio, il quale fece loro l'eloquente segno che potevano fare le foto.
Sara cercò di voltare la testa dalla parte opposta per non essere immortalata nella foto, ma l'uomo battè le mani e le indicò di guardare dentro l'obiettivo.
I tre uomini le scattarono diverse foto, poi si allontanarono ancora ridacchiando.
Ma la loro mossa non era stata ignorata dai numerosi altri turisti sul piazzale, che a quel punto divennero più coraggiosi e si avvicinarono anche loro.
Un cerchio formato da una trentina di persone si formò attorno a lei.
“Papà, ma quella signora è nuda!”, disse un bambino al suo genitore.
Sara si sentì avvampare di vergogna.
Una cosa era esibirsi in web cam, dove chi guardava sapeva bene cosa stava cercando, differente era invece esporsi al pubblico sguardo così.
Un ragazzo dall'aspetto nordico si staccò dal cerchio e si avvicinò a lei, seguito da un amico.
Sembrava titubante, quasi si aspettasse che da un momento all'altro Sara si sarebbe liberata e l'avrebbe sbranato.
Si mise accanto a lei e sorrise all'amico, che scattò una foto, come quelle che si possono fare vicino ad una statua o a un quadro.
Quindi allungò una mano e le toccò un seno.
Sara chiuse gli occhi, imbarazzata.
L'amico scattò una nuova foto.
Il ragazzo passò dietro il palo e, dopo averla circondata con le braccia, le posò le mani sui seni.
Alcuni risero, molti scattarono delle foto.
Le mani del ragazzo scesero fin sul suo pube, quindi Sara sentì le sue dita accarezzarla tra le labbra.
Si sentiva veramente violentata e nessuno sembrava rendersene conto.
Ridevano, scattavano foto, commentavano.
Sara chiuse gli occhi, mentre i polpastrelli dello straniero le stimolavano il clitoride.
Lo sentì ingrossarsi, a dispetto della situazione e del disagio che stava provando.
Un altro uomo venne verso di lei, questo sembrava latino.
Si posizionò davanti a lei, quindi appoggiò le labbra sul suo seno destro.
Sara sentì il capezzolo venir risucchiato tra le sue labbra, mentre con la lingua sembrava assaggiarlo.
Deglutì, sentendo il cuore battere sempre più forte.
Le mani dell'ultimo arrivato le corsero lungo il corpo, provocandole un brivido.
Si stava eccitando?
Il pensiero venne interrotto da un urlo fortissimo.
“Andate via! Siete matti, disperdetevi!”.
Sara aprì gli occhi e guardò in quella direzione.
Un poliziotto in uniforme stava avanzando con passo deciso nella loro direzione.
L'assembramento si sciolse in pochi secondi e ciascuno tornò rapidamente da dove era arrivato, come fanno gli uccelli quando sentono uno sparo.
L'agente si avvicinò a Sara, la guardò per qualche secondo.
Cosa le sarebbe successo?
Era evidente che lei era stata legata lì, ma come avrebbe potuto spiegare come era giunta a quel punto?
Non si ricordava, la prostituzione era un reato in Italia, o solo il suo favoreggiamento?
Il poliziotto guardò nella direzione dell'ex collega del docente.
“Vieni qui, Davide!”, lo chiamò.
L'uomo si avvicinò.
“Ti avevo detto che avrei chiuso un occhio, ma non a quest'ora del mattino, cazzo!”, disse il poliziotto a bassa voce.
L'uomo abbassò lo sguardo.
“Libera sta puttana, dai!”, gli ordinò.
Davide si spostò verso il palo e sbloccò la serratura delle manette.
Sara lasciò ricadere le braccia e si massaggiò i polsi indolenziti.
“Venite, presto!”, disse l'agente.
Sara si coprì il corpo con le braccia e seguì i due uomini fin dentro un piccolo ufficio che si apriva lungo le mura del palazzo.
Il poliziotto li fece entrare, poi prese Sara per un polso e e fece per trascinarla in una stanza contingua.
La ragazza provò ad opporre resistenza, ma la presa dell'uomo era salda.
Il nuovo ambiente era una specie di cucina, dove probabilmente gli agenti si rifocillavano in pausa pranzo.
“Inginocchiati!”, le disse l'agente.
Sara lo guardò senza capire.
L'uomo scosse la testa come davanti ad una bambina dura di comprendonio.
“Qui abbiamo atti osceni in luogo pubblico ed esercizio della prostituzione. Faccio un verbale o ci mettiamo d'accordo?”.
“Io non sono...è stato lui...”, provò a difendersi Sara.
“Sicuramente hai degli ottimi argomenti – rispose l'agente con sarcasmo – Vuoi parlarne davanti ad un giudice o la chiudiamo qui? Guarda che Davide non è la prima volta che fa una cosa del genere, ma tu sei la prima che si mette a fare storie. O ti inginocchi, o chiamo i colleghi”.
Sara sospirò e si mise in ginocchio.
Sara uscì dall'aula senza dire nulla.
La lezione di geometriaera di quanto più noioso potesse immaginare, inoltre in quel momento aveva ben altro per la testa.
Attraversò i corridoi deserti e si diresse verso il bar.
Come aveava immaginato, il professor Maggio era seduto al tavolino.
La sua attenzione era divisa tra il giornale e le grandi tette di Jacqueline, la barista brasiliana.
Si accorse dell'arrivo di Sara solo quando lei si sedette al tavolino di fronte a lui.
“Oh, che sorpresa!”, disse con un sorriso. “Posso offrirti qualcosa?”.
“Sì, un caffè. Dobbiamo parlare”.
Il docente si guardò attorno, ma non c'era nessuno così vicino da sentirli.
Fece un cenno a Jacqueline, si fece portare il caffè e attese che Sara parlasse.
“Dobbiamo metterci d'accordo”, disse la ragazza.
“A proposito di cosa?”.
“Dei tuoi spettacolini, tipo quello che ho visto la scorsa notte”.
Il docente mise una mano davanti alla bocca, intimandole discrezione.
“Sara, per piacere!”.
La ragazza alzò le spalle, zuccherando il caffè.
“Di cosa vuoi parlare? - la incalzò il docente – Prima che tu ti faccia delle idee, ti avviso subito che tutte le persone che partecipano a questi....ritrovi...sono consenzienti e maggiorenni. Quindi non c'è proprio nulla da dire”.
Sara sorseggiò il caffè, lasciando che il docente continuasse.
“Anche quello che hai fatto tu l'hai fatto per chè ti andava, quindi non farti strane idee!”.
Sembrava spaventato e arrabbiato.
“Inoltre – le puntò un dito contro – ti ho vista ieri in webcam con la tua amica Carola, quindi hai poco da fare la santerellina!”.
Sara era stupita.
“Mi ha vista?”.
“Certo, ti ho anche scritto, il mio nick è Asdrubale. Ma eravate troppo intente a toccarvela per leggere i messaggi, evidentemente!”.
Sara allungò una mano verso il cavallo del docente e la appoggiò sopra.
“Sei è eccitato, prof?”.
Maggio le scostò la mano bruscamente.
“Cosa stai facendo? Senti, dimmi cosa vuoi e finiamola in fretta, che ho una lezione”.
Sara sorrise, poi divenne seria.
“Ho una proposta da farle. Ho bisogno di guadagnare dei soldi e devo anche farlo in fretta, quindi pensavo di propormi come...insomma...ha capito, no?”.
Il docente sgranò gli occhi.
“Come escort?”.
Sara arrossì.
“Una cosa del genere. Insomma, non proprio una battona, però se c'è qualche numero da fare, qualche spettacolo, e lei non trova nessuno...”.
Il volto del docente si distese in un sorriso.
“E io che pensavo che volessi ricattarmi!”, disse.
Poi divenne pensieroso e annuì.
“Sì, certo, si può fare. Dipende ovviamente dalla tariffa e da cosa sei disposta a fare”.
Sara scosse la testa.
“Non lo so, non sono pratica. Mi dia delle idee”.
Il docente prese a elencare.
“Rapporti orali?”.
“Certo”.
“Anale?”.
“Va bene”.
“Masturbazione”.
“Sì, ovvio”.
“Doppia penetrazione?”.
“Perchè no?”.
“Sado maso?”.
“Con certi limiti sì”.
“Con una donna”.
“L'ho fatto ieri, lo sa benissimo”.
“Dildo, vibratori?”.
“Va bene”.
Il docente guardò in alto, come per cercare una qualche ispirazione.
“Prof, va bene. Non c'è bisogno che adesso prepari un curriculum, ok? Se lei sente qualcosa, me lo faccia sapere e ne parliamo, ok?”.
Il docente annuì, anche se dalla sua espressione si capiva come il suo cervello fosse ancora a pieni giri.
Sara si alzò e lo salutò, avviandosi nuovamente verso la sua aula.
Si sentiva le gambe molli e la gola secca, si fermò a guardare fuori dalla finestra.
Stava facendo bene?
È vero, doveva tornare in fretta sull'isola per recuperare sua mamma e suo fratello, ma addirittura la puttana?
Le servivano un sacco di soldi, questo era innegabile.
Si era informata on line: il solo biglietto aereo costava circa millecinquecento euro, ma lei non voleva andarci da sola, e quindi era necessario metterne in preventivo almeno tremila.
Poi avrebbe dovuto alloggiare da qualche parte, mangiare, spostarsi.
Doveva recuperare circa cinquemila euro e non ce l'avrebbe mai fatta facendo la baby sitter o lavando i piatti.
Anche la webcam, che pure stava andando bene, non le avrebbe permesso certi guadagni.
Entrò nel bagno delle ragazze e si accese una sigaretta.
Con chi poteva andare sull'isola?
Questo era un altro bel problema.
Un uomo sarebbe stato il giusto accompagnatore, per sentirsi meno vulnerabile, ma chi?
Chiunque fosse, avrebbe dovuto essere informato di tutto quanto, e non erano numerosi i ragazzi di cui avrebbe potuto fidarsi.
Doveva ancora vedere Alessia e capire che intenzioni avesse lei.
Non era più riuscita a contattarla mentalmente, ma non sapeva cosa questo potesse significare.
Il legame mentale era controllabile, come un telefonino che potesse essere spento?
Se era così, lei non sapeva come.
Gettò il mozzicone di sigaretta fuori dalla finestra e fece per rientrare in classe, quando sentii il telefonino vibrare nella tasca posteriore dei pantaloni.
Era un numero non presente in rubrica, proveniva da una rete fissa.
"Buongiorno, sono Ramon, gestore del sito Amici on line; parlo con Sara?".
Sara confermò di essere lei.
"Ciao Sara, spero che possiamo darci del tu - disse Ramon - Ho ricevuto la tua mail di ieri sera, vorrei parlarti di quello che ci hai scritto. Innaanzi tutto, l'hai scritta tu, vero?".
"Si, certo, l'ho scritta io", confermò la ragazza.
"Bene. Sara, vengo subito al punto. Non possiamo fare quello che ci proponi, mi spiace. Noi siamo i numeri uno per quanto riguarda le webcam, come sai; ci piacciono le ragazze esibizioniste come te. Però quello che ci proponi è molto vicino alla prostituzione, abbiamo dei problemi al riguardo".
"Sì, ma io ho chiesto solo se è possibile incontrare gli utenti, il resto lo farei io", obiettò Sara.
"Lo so, lo so – ammise la voce al telefono - Però in passato abbiamo avuto qualche guaio per cose di questo genere, preferiamo stare lontani il più possibile da questo tipo di attività".
Sara era delusa, aveva puntato molto su quel canale.
"Va bene, come non detto. Arrivederci", disse senza nascondere il proprio disappunto.
"Aspetta! Non ho finito", la interruppe Ramon.
Sara accostò nuovamente il telefono all'orecchio.
"Dimmi.".
"Ecco, se il tuo obiettivo è guadagnare dei soldi, abbiamo una novità in cui potremmo inserirti. Stiamo avviando una collaborazione con una Web tv per realizzare degli spettacoli live, è ancora una specie di esperimento".
"Spiegami meglio", lo incalzò la ragazza.
"Dobbiamo ancora definire i dettagli, ma in sostanza è un gioco a premi in cui belle ragazze in studio rispondono a delle domande e, a seconda della risposta, si spogliano o fanno qualcosa. Una specie di Colpo Grosso per gli anni Duemila".
Sara si accese un'altra sigaretta.
"Ci sarebbe da guadagnare con questa cosa?".
"Si, certo, non te lo avrei proposto. Il guadagno è in funzione di quanto una va in là: prima di ritiri dal gioco, meno guadagni. Pensi che ti possa interessare?".
Sara sbuffò il fumo fuori dalla finestra.
"Sì, credo di sì. Però per me sono fondamentali i tempi. Mi spiace parlare subito di questo, ma ho veramente urgenza".
"Guarda, io non mi occupo della produzione, ma siamo veramente agli ultimi dettagli. Nel giro di qualche giorno ci metteremo in contatto con le nostre ragazze più seguite, poi faremo una selezione e si partià. Ti farò sapere, ma i tempi non sono sicuramente più lunghi di una settimana. Posso inoltrare la tua candidatura alla produzione?".
Sara meditò per qualche secondo, poi annuì, quasi dimenticandosi di essere al telefono.
"Sara, vuoi pensarci ancora un po'?", chiese Ramon, che non aveva visto il suo gesto.
"No, ma bene. Mettimi pure tra le candidate, e se serve puoi dire che io non sarò sicuramente una che si ritira dopo poco".
"Bene - disse l'uomo con voce allegra - è proprio di questo che abbiamo bisogno. Mi fa piacere che tu sia della partita: ho visto alcuni dei tuoi live e devo riconoscere che sei sicuramente una che ha qualcosa da dire".
È una bella maniera per darmi della mignotta, pensò Sara.
Sara ricevette la sera stessa un messaggio dal professor Maggio.
"Non ha perso tempo", pensò mentre prendeva in mano il telefono.
Il testo era molto semplice, diceva: "Domani sera 18.00 trovati in via Gramsci 15. Durerà un'ora, andrà tutto bene, ci sarò anche io".
"Qualche problema?", chiese Inna - la nuova moglie di suo padre - interpretando l'espressione perplessa di Sara.
"No - rispose la ragazza senza guardarla - Domani sera vado a prendere un aperitivo con un'amica, non aspettatemi per cena".
Ripose il telefono, non prima di aver cancellato il messaggio.
Ora era in ballo, chissà se sarebbe riuscita ad andare fino in fondo?
Si presentò all' appuntamento con qualche minuto di anticipo. La zona centrale era sempre avara di parcheggi e aveva paura di perdere tempo cercandone uno.
Parcheggiò ad un paio di isolati di distanza e arrivò a piedi.
Il docente era ad attenderla sul marciapiede.
Aveva meditato a lungo riguardo cosa indossare.
Come avrebbe dovuto presentarsi: provocante e sexy, quasi aggressiva – ricalcando lo stereotipo della mignotta – oppure avrebbe dovuto essere fedele al suo modo di essere, semplice e in linea con la sua età?
Aveva optato per la seconda opzione.
Si presentò quindi con pantaloni aderenti e camicetta carina, ma senza sembrare una che necessariamente voleva provocare. Si era invece agghindata con intimo di pizzo bianco: su quell'argomento voleva essere all'altezza.
Il docente guardò l'ora, poi le fece i complimenti per la puntualità.
"Andiamo su, il cliente arriverà a minuti e vuole trovare tutto pronto".
Sara seguì in docente lungo le scale fino all'ultimo piano del palazzo, quindi estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca e aprì una porta senza alcun nome sul campanello, introducendo Sara in un piccolo appartamento.
Era pulito ma decisamente spoglio, a indicare come l'utilizzo del locale fosse tutto tranne che per abitarci.
"Carino qui - disse Sara – Si percepisce l'atmosfera della famiglia".
"Grazie", rispose il docente, non cogliendo l'ironia della ragazza.
Il docente la guidò nella camera da letto, priva di qualunque mobile ad eccezione di una rete matrimoniale coperta da un materasso posta al centro della stanza.
"Forza, denudati!", disse a Sara.
La ragazza si guardò attorno. "Può uscire, per favore?".
Il docente la guardò sorpreso, poi uscì scuotendo la testa con disapprovazione.
"Come se non vi avessi mai vista nuda...", bofonchiò uscendo.
Sara si sedette sul letto.
In quel momento poteva ancora prendere una decisione diversa.
Era vero che le motivazioni che la stavano muovendo erano nobili e capibili, ma se la sentiva?
Non avrebbe forse fatto meglio a tornare alla carica con suo padre, implorandolo magari?
Non sarebbe stato meglio provare a fare anche solo un altro tentativo, piuttosto che darla via per denaro?
Pensò poi a suo padre, che le aveva dato della zoccola e aveva mostrato palese disinteresse per la sorte di sua madre e suo fratello.
Non voleva dargli la soddisfazione di sentirsi dire “grazie”.
Avrebbe fatto tutto da sola, esattamente come aveva pianificato. Costasse quel che costasse.
Si liberò della camicetta e dei pantaloni. Non vedendo postisu cui posarli, li ripiegò e li appoggiò sul materasso.
Il docente fece irruzione nella stanza senza neppure bussare.
"Muoviti, sta arrivando!". Guardò verso Sara, coperta solo più della biancheria intima.
"Togliti quella roba e indossa questo!", disse, porgendole qualcosa che sembrava della carta appallottolata.
Sara prese l'oggetto dalla mano del docente e si accorse che si trattava di una specie di micro bikini.
Si tolse il reggiseno e le mutandine, sforzandosi di ignorare lo sguardo lascivo del docente, e indossò quella specie di costume da bagno.
Era un due pezzi di fatto di un materiale molto poco resistente, simile a quella biancheria che danno nei centri massaggi.
Il docente prelevò i vestiti di Sara e li ripose in una busta di plastica.
"Questi li metto di là - disse - Ora sdraiati sul letto, da brava".
Sara si coricò di schiena sul materasso; il docente si avvicinò a lei e, con movimenti esperti, le legò i polsi e le caviglie hai quattro angoli del letto.
Estrasse quindi altri due pezzi di corda e li assicurò alle ginocchia della ragazza, legandoli in maniera tale che lei fosse obbligata a rimanere con le gambe divaricate.
Si avvicinò quindi alla faccia di Sara e le bloccò la bocca con una pallina di plastica dura, assicurata alla testa mediante due strisce di cuoio che legò dietro alla nuca.
Si alzò in piedi e la rimirò soddisfatto, quasi fosse un'opera d'arte.
"Sei proprio una bella ragazza, Sara, mi sa che prima o poi ti scoperò anche io".
Come a suggello di quella affermazione, le tastò un seno.
Si udì il suono del campanello.
Il docente si girò su se stesso e andò ad aprire.
Sara, dal luogo in cui si trovava, non poteva vedere chi fosse il nuovo venuto; sentiva solo un sommesso parlottio tra i due uomini.
Le due voci confabularono per un paio di minuti, poi sentì la porta di ingresso aprirsi e chiudersi con un colpo secco.
Il docente se ne era andato.
Voltò la testa verso l'uscio. Chi sarebbe arrivato ora?
Il docente aveva agito con giudizio, tenendo conto che lei non era una professionista del mestiere, oppure l'aveva lasciata inerme nelle mani di un essere lascivo e spregevole?
Sentì il suono di scarpe di cuoio, poi un uomo varcò la soglia e la guardò sorridendo.
Contrariamente a quanto aveva immaginato, il nuovo venuto non era uno sconosciuto.
Era il padre della sua amica Camilla.

"Ciao, Sara. Lascia che ti dica che è un vero piacere per me", disse l'uomo entrando nella stanza.
Sara non poteva rispondere la causa del bavaglio che le bloccava la mascella, ma non avrebbe comunque saputo cosa dire.
Cosa ci faceva lì quell'uomo?
Come era venuto in mente al docente di coinvolgere proprio lui, una persona che lei conosceva?
L'uomo si sedette sul letto accanto a lei, accarezzandole il viso con una mano.
"A volte la vita ha dei risvolti sorprendenti - disse sorridendo - Sai, io ti ho sempre trovata bella, fin dalla prima volta che ti ho vista. Non puoi immaginare come mi sono sentito quando il docente mi ha detto che poteva organizzare una cosa con te".
L'uomo passò una mano sulla pancia nuda della ragazza, provocandole un brivido.
"Ricordo benissimo la prima volta che ti ho vista. Era stata quella volta che mia figlia ti aveva invitata con noi a passare un weekend al mare, ricordi?".
Sara annuì con la testa.
Ricordava effettivamente quel weekend, era stata una delle prime volte che suo padre le aveva permesso di andare via da sola, seppur presso un'altra famiglia.
Si era fidato proprio perché sapeva che i genitori di Camilla erano persone per bene.
È vero, la vita talvolta è veramente strana.
"Ricordo che la prima volta che ti ho vista in costume ho desiderato di avere anche io la vostra età per poterci provare con te. È per questo che ho chiesto al docente di farti indossare questo bikini, volevo rivivere per un attimo quel momento.".
Passò una mano sul seno di Sara, provocandole un brivido anche attraverso la coppa del reggiseno.
"Avevo passato tutto il tempo in spiaggia guardandoti. Avevo anche scattato un paio di foto di nascosto".
Sara si meravigliò, non se ne era minimamente accorta.
"La sera, poi, ero venuto a dare la buona notte a te e a Camilla. Non lo facevo mai, l'avevo fatto solo per riuscire a vederti ancora una volta. E non si era rivelata una mossa sbagliata : avevi addosso una canottiera bianca senza nulla sotto che mi aveva fatto impazzire".
L'uomo sospirò.
"Quella sera, quando tutti dormivano, ero andato in bagno e mi ero fatto una sega pensando a te. Pensavo che sarebbe stato il massimo del sesso a cui avrei potuto ambire con te".
L'uomo prese fra le dita la sottile striscia di carta che univa le coppe del reggiseno e, con un movimento rapido, la lacerò, lasciando Sara in topless.
"Sono almeno tre anni che sogno questo momento", disse a bassa voce, senza staccare gli occhi dai seni della ragazza.
Appoggiò entrambe le mani sulle grandi grandi tette di Sara e prese a toccarle.
Socchiuse gli occhi per assaporare meglio la sensazione.
Sara era schifata da lui, da questo cinquantenne squallido che si faceva le seghe pensando ad una ragazzina, ma allo stesso tempo era lusingata per essere entrata così profondamente nei pensieri di quell'uomo.
Ma come avrebbe reagito sua figlia, Camilla, se avesse saputo cosa stava capitando?
Per non parlare della moglie, una donna forse un po' noiosa ma molto gentile.
L'uomo di abbassò sul corpo di Sara e serrò le labbra su un capezzolo.
Lo succhiò come fosse un neonato, poi lo strinse leggermente con i denti.
Sara chiuse gli occhi. Non le stava dispiacendo.
L'uomo le appoggiò la mano sul ventre e, lentamente, la fece scivolare dentro le sue mutandine.
Insinuò il dito medio tra le labbra di Sara, provocandole un'immediata secrezione.
“Sei così calda, così invitante!”, disse a mezza voce.
Sollevò rapidamente la mano, strappandole le mutandine.
Sara distolse lo sguardo, si sentiva ancora imbarazzata che il padre della sua amica si stesse eccitando per lei.
Lui non notò il disagio e, senza alcun riguardo, le infilò due dita nella vagina.
Sara era solo leggermente umida, così quel gesto le strappò un lieve lamento.
Il padre di Camilla non sembrò accorgersi del dolore, o forse decise che non era un problema suo.
“Se un uomo va con una puttana è per fare quello che vuole lui, non per far piacere a lei”, pensò Sara.
L'uomo inserì ancora un altro dito dentro di lei, mentre con la mano libera cominciò a slacciarsi i pantaloni.
“Sei contenta, eh? Ti piace quello che faccio?”, domandò.
Sara annuì in silenzio.
Ora si stava bagnando e cominciava a sentire qualche brivido dentro di lei.
L'uomo si abbassò i pantaloni e si liberò anche dei boxer, rivelando un pene alla sua massima erezione.
Tolse la mano da dentro Sara e terminò di spogliarsi, privandosi anche della camicia.
Era decisamente irsuto sul petto, e parecchi di quei peli erano bianchi.
Si inginocchiò sul materasso tra le gambe di Sara e appoggiò il pene sull'inguine della ragazza.
Era molto bagnato e le lasciò una chiazza umida sulla pelle.
“Vuoi scopare?”, le chiese.
Sara non voleva fare sesso con lui, ma – anche alla prima esperienza – intuiva quale avrebbe dovuto essere il codice di comportamento di una prostituta.
Fece cenno di sì con la testa, lieta che il bavaglio le impedisse di parlare. Sicuramente il tono della voce avrebbe tradito il suo scarso entusiasmo.
Il padre di Camilla la penetrò senza altri preamboli.
“Lo so perfettamente che una come te non cerca uno come me – disse cominciando a muovere il bacino – E' per questo che devo pagare, no?”.
Sara lo guardò senza ribattere.
Lei sarebbe stata in grado di fare sesso con una persona a cui non interessava, facendosi forza solo del denaro?
Non pensava.
L'uomo prese a affondare sempre di più dentro di lei.
A dispetto di un aspetto fisico sicuramente poco avvenente, sembrava fornito di una ottima dotazione.
I seni di Sara si muovevano ritmicamente sotto i colpi pelvici del padre di Camilla, mentre lei inarcava la schiena per godersi fino in fondo quel momento.
Pensava a quell'uomo intento a masturbarsi in bagno pensando a lei, sedicenne, in costume da bagno.
In realtà si era accorta che le aveva fissato il seno quando era andato a dar loro la buona notte e ricordava di essersi sentita in imbarazzo, ma con se stessa.
Si era rammaricata di essersi infilata nel letto così leggera senza prevedere la visita del padre della sua amica.
Che invece l'aveva fatto apposta.
Mugolò qualcosa, impedita dalla pallina di plastica.
“Cosa stai dicendo?”, le chiese il padre di Camilla.
Interruppe il movimento di bacino e le slacciò il bavaglio.
Sara prese fiato prima di parlare.
“Mi ero accorta che mi guardava. Mi aveva fatto piacere”, disse.
L'uomo sembrò colpito da una scossa elettica.
“Veramente? E cosa avevi pensato?”.
Sara deglutì.
“Che se piacevo ad un adulto era perchè stavo diventando donna”.
L'uomo si fermò, lasciando il pene dentro di lei.
“Non eri mai stata con un uomo?”.
“No. In quel momento no”.
L'uomo riprese a muoversi, ma molto lentamente.
“Saresti venuta con me? Voglio una risposta sincera”.
Sara decise che non era il caso di mentirgli. Se ne sarebbe accorto.
“No, mi spiace”.
L'uomo annuì con un po' di tristezza.
“Lo immaginavo. Grazie per non avermi preso in giro”.
Chiuse gli occhi e ricominciò a stantuffare dentro di lei, come se la conversazione fosse stata una pausa e ora dovesse finire un lavoro.
Anche Sara chiuse gli occhi, ma per non vederlo.
Le spiaceva forse più per lui che per se stessa.
Ma, se nel mondo di sono tante prostitute, è perchè evidentemente ci sono tanti uomini come il padre di Camilla.
L'uomo emise qualche suono gutturale dalla gola, poi finalmente venne. Strinse tra le mani i seni di Sara, spalancò gli occhi, poi si abbandonò sul petto della ragazza.
Rimase lì per un paio di minuti, mentre anche Sara cercava di riportare il suo cuore al regolare battito.
L'uomo spostò indietro il bacino, sfilando il pene – ormai molle – da dentro di lei, poi si sollevò dal letto.
Senza dire una parola si rimise i vestiti, poi si sedette accanto a lei sul letto.
Le fece una carezza, guardandola con tenerezza.
“Vuoi che ti sleghi?”, chiese.
Sara annuì. Cominciava ad avere male ai polsi.
L'uomo la liberò, quindi si sedette accanto a lei.
“Lo fai per soldi, vero?”, le chiese.
Lei annuì. Cos'altro avrebbe potuto dirgli, che le piaceva?
“Ma tu non eri di famiglia ricca? Tuo padre non era un politico o una cosa del genere?”.
“Sì, ma preferirei non parlarne”, gli rispose.
Lui si alzò in piedi.
“Ok, scusa, hai ragione. Ti lascio i soldi qui, sul letto”.
Prese una busta dalla tasca interna della giacca e la appoggiò sul materasso.
“I soldi sul letto – pensò Sara – Proprio come le zoccole”.
Il padre di Sara fece un passo verso la porta, poi si voltò verso di lei.
“Sicuramente non te ne fregherà niente, chissà quanti uomini avrai avuto prima di me, però sono stato bene con te. Volevo che tu lo sapessi”.
Sara annuì.
“Grazie, mi fa piacere. E comunque lei è stato il mio primo cliente. Non ha potuto essere il mio primo uomo anni fa, ma in qualcos'altro è riuscito ad essere importante per me”.
L'uomo esitò, quasi come se volesse tornare indietro, ma si limitò ad annuire.
“Buona fortuna, Sara. Se hai bisogno di qualcosa, sai dove abito”, disse prima di varcare la soglia e uscire sul pianerottolo.

Sara aprì la busta e contò i soldi.
C'erano centocinquanta euro.
Erano tanti? Erano pochi?
Entrò il docente, come sempre senza bussare.
“Dai, vestiti, che cazzo aspetti?”, disse.
Poi vide la busta e allungò una mano verso di lei.
“Signorina, cinquanta sono per me!”.
Sara lo guardò stupita.
“Per lei? Non ne avevamo mai parlato”.
“Ne parliamo adesso. Cosa pensavi, che avrei organizzato tutto questo perchè non ho un cazzo da fare?”.
Sara lo guardò con odio.
“Va bene, ecco i suoi cinquanta euro. Però sono gli ultimi che vede da me”, disse stizzita allungandole la banconota.
Il docente prese il denaro e lo ripose con calma nel portafogli.
“Certo, immagino quindi che tu sappia come procurarti i clienti, giusto? Cosa farai, ti metterai per strada? Dove andrai a scopare, a casa tua?”.
Sara rimase in silenzio.
“Mentre sei con un cliente, chi farà attenzione affinchè nulla di male capiti?”, proseguì.
Il docente la guardò con un sorriso privo di allegria.
“Sei carina, sei intelligente, ma ora sei una puttana, Sara, e da che mondo è mondo ogni puttana ha il suo protettore. Prima prenderai coscienza di questo, meglio sarà per te”.
Gettò sul pavimento il sacchetto con i suoi vestiti.
“Ora rivestiti, che dobbiamo andare”.
Sara si strinse nella vestaglietta, faceva un po' freddo.
Solo due giorni prima era stata chiamata da Ramon, l'amministratore del sito Amici On Line.
"Scusa se ti do così poco preavviso - aveva detto l'uomo per telefono - ma i tempi non ci hanno permesso di gestirla diversamente. Potresti venire dopodomani all'indirizzo che ti darò? Ci sarà il casting per quella trasmissione televisiva di cui ti avevo accennato qualche giorno fa".
Sara aveva subito detto di sì. Non aveva molti impegni era tuttavia sorpresa di dover fare un casting. Glielo disse.
"Lo so che ti avevo dato delle certezze - si era rammaricato Ramon - Purtroppo abbiamo avuto adesioni in numero molto superiore alle nostre previsioni. Io comunque, per quello che potrò fare, cercherò di spingere la tua candidatura".
E così si era presentata all'indirizzo comunicato.
Erano in tutto sei ragazze, molto diverse tra di loro sia nell'aspetto fisico sia per l'età. Erano state fatte accomodare in una specie di spogliatoio, era stato detto loro di indossare un bikini e una vestaglietta, poi si erano trasferite in una stanza vuota che a Sara ricordò subito un'aula di scuola.
L'atmosfera era carica di tensione, tra le ragazze guizzavano gli sguardi tipici di chi sa che il proprio successo passa anche attraverso il fallimento altrui.
Ad occhio, Sara doveva essere la più giovane del gruppo, anche se un paio di altre erano probabilmente nella sua stessa fascia di età.
Si stupì, piuttosto, di individuare almeno due donne decisamente più avanti con gli anni. Chissà cosa le aveva spinte lì.
Si strinse ancora di più nella vestaglia e guardò l'orologio. Sperava solo che tutto finisse in fretta e che quella tensione la abbandonasse il prima possibile.
Dalla stessa porta da cui erano entrate loro, entrò un uomo.
Aveva un auricolare Bluetooth piantato nell'orecchio e sembrava essere molto impegnato.
"Buongiorno ragazze, benvenute, io sono Giovanni. Innanzitutto, anche a nome della direzione, voglio ringraziarvi per essere intervenute. Solo tre di voi saranno scelte, ma apprezziamo l'impegno e il coraggio con cui ciascuna di voi si è presentata qui. Vi dico fin da subito che anche le candidature che non saranno prese in considerazione subito saranno comunque registrate e conservate per utilizzi futuri".
Guardo rapidamente l'orologio, poi consultò una cartelletta e teneva sotto braccio.
"Ora verrete chiamate una ad una di davanti. Parlerete alla telecamera, darete una veloce presentazione di voi - quanti anni avete, la vostra situazione familiare e personale, se volete il motivo per cui siete qui - farete quello che vi chiederò e tutto sarà finito in un attimo. Ci tengo a dire che questo non è il casting di un film porno, per cui non vi saranno chieste prestazioni di quel genere. Tutto chiaro?"
Nessuna delle ragazze parlò, continuavano tutte a scambiarsi l'una con l'altra con sguardi carichi di timore.
"Okay, se non ci sono obiezioni, possiamo cominciare. Verrete chiamate in ordine alfabetico, il tutto durerà un paio di minuti, non di più".
L'uomo sorrise, cercando di trasmettere serenità, ma la tensione era molta.
Consultò ancora la cartellina
"Bene, si presenti sul palco Chiara".

Alla destra di Sara si alzò una ragazza.
Doveva avere circa venticinque anni, era bruna e portava i capelli lunghi. Avanzò verso l'uomo e si mise accanto a lui, visibilmente imbarazzata.
L'uomo le diede la mano, poi con l'indice indicò la telecamera vi si mise dietro; poi chiese a Chiara di togliersi la vestaglietta.
La ragazza eseguì meccanicamente, si vedeva visibilmente quanto fosse imbarazzata.
Indossava un bikini bianco che evidenziava le sue forme generose.
Doveva avere almeno una quarta di seno e un sedere proporzionato.
L'uomo accese la telecamera e parlò a voce alta in modo da essere nitido nella registrazione.
"Chiara, dicci qualcosa di te".
La ragazza incrociò le braccia sul petto.
"Scusa se ti interrompo subito - intervenne Giovanni - ma così non ti si vedono le grandi tette. Metti le braccia lungo i fianchi, per piacere"
Chiara distese le braccia e sorrise imbarazzata.
"Mi chiamo Chiara, ho ventisei anni, vengo dalle Marche - esordì - Ho un fidanzato, ma lui non sa che sono qui e non dovrà mai saperlo".
"Cosa ti ha spinto a candidarti per questa trasmissione?".
La ragazza alzò le spalle.
"La verità? Ho un negozio aperto da un anno che non va bene. Devo pagare alcune fatture e rischio di dover chiudere. Lo faccio per i soldi, non lo nascondo".
"Non c'è niente di male in questo - commentò l'uomo - Se dovessi essere selezionata, porterai qualcuno con te in trasmissione, visto che il suo ragazzo non ci sarà?".
"Porterò mio fratello, con lui non ho segreti e mi sentirò tranquilla se ci sarà lui".
"Oltre che per il tuo aspetto fisico, per quale motivo dovremmo selezionarti?".
"Perché sono molto determinata e non mi farò stoppare dalle difficoltà".
"Bene, Chiara, ora per cortesia sfilati il reggiseno e ruota su te stessa".
La ragazza annuì, ma si vedeva come non fosse a suo agio in quella situazione.
Slacciò la chiusura al centro della schiena e rimase con il reggiseno in mano per qualche secondo, prima di decidersi a lasciarlo cadere a terra.
Lentamente si voltò su se stessa e fece qualche passo allontanandosi dalla telecamera.
Aveva bel seno, molto fermo e chiaramente naturale.
Era una bella ragazza complessivamente.
Eseguì qualche passo avanti e indietro, poi venne stoppata dall'uomo.
"Ok, Chiara, può bastare. Puoi rivestirti e andare a casa, o rimanere qui se preferisci".
L'uomo interruppe la registrazione e consultò nuovamente la cartelletta.
"Venga qui con me Giulia".

Avanzò verso il palco quella che secondo Sara era la più giovane.
Era una ragazza non troppo alta, bruna, con un atteggiamento molto marcato di superiorità.
Si sistemò davanti alla telecamera e, dietro suggerimento di Giovanni, si liberò della vestaglietta.
Aveva un fisico minuto ma ben tornito, con un paio di tatuaggi disseminati lungo la pelle.
"Giulia, presentati e dicci qualcosa di te", disse l'uomo.
Giulia mise le mani dietro alla schiena in modo da farsi notare per intero, poi cominciò a presentarsi.
"Mi chiamo Giulia, ho diciotto anni. Sono qui perché non sopporto più la mia famiglia e ho bisogno di andare via. Un mio amico mi ha proposto un lavoro in Germania, ma ho necessità di qualche soldo per poter partire, prendere una casa e vivere qualche giorno li".
"Come il tuo rapporto con il sesso?".
"Cos'è, pensate che siccome sono giovane non debba avere abbastanza esperienza?", chiese con tono risentito.
"Per piacere, limitati a rispondere alla domanda. So io perché te la faccio", replicò secco Giovanni.
Giulia scosse la testa e poi rispose. "Faccio sesso da quando ho quindici anni, ho avuto diversi uomini e nessuno si è mai lamentato. Mi piace fare qualunque cosa, sono qui perché penso di saper eccitare chi mi guarda".
Era decisamente sicura di sé, pensò Sara.
"Hai detto che hai avuto tanti uomini. Più o meno quanti?".
La ragazza socchiuse gli occhi e prese a contare sulle dita della mano.
"Con ieri sera, siamo a ventuno".
Sara sentì un mormorio levarsi dal gruppetto di ragazze.
Effettivamente, a diciotto anni sembrava un po' troppo.
"Presumo quindi - riprese l'uomo - che per te non sarebbe un problema spogliarti in pubblico".
Giulia alzò le spalle: "Non l'ho mai fatto, ma se sono qui è perché credo che non sarebbe un problema".
L'uomo la fece camminare avanti e indietro davanti alla telecamera, poi le ordinò di eseguire un giro su se stessa in modo da inquadrarle bene anche il sedere.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Giulia chiese: "Allora, mi devo spogliare?".
L'uomo dietro alla telecamera meditò per qualche istante, poi scosse la testa.
"No, abbiamo già tutto quello che ci serve di te. Puoi andare a posto, grazie; ti contatteremo nei prossimi giorni".
Giulia raccolse la vestaglietta e la indossò, con l'espressione di chi forse si aspettava qualcosa di diverso.
L'uomo consultò nuovamente la cartelletta.
"Venga sul palco Martina".


Si alzò quella che secondo Sara era la più bella ragazza del gruppo.
Era molto alta, probabilmente attorno al metro e ottanta. Aveva lunghi capelli castani e una presenza fisica notevole
La ragazza andò sul palco e, senza che dovesse essere invitata, si liberò della vestaglia.
Aveva un bel seno, probabilmente una quarta, e il bikini rosa faceva risaltare molto la carnagione abbronzata.
"Ok, Martina, guarda nella telecamera, presentati e dicci qualcosa. Hai già visto come si fa"
La ragazza si passò una mano fra i capelli, forse un po' imbarazzata poi prese fiato e cominciò a parlare.
"Ciao, mi chiamo Martina. Ho venti anni e sono qui perché ho visto un banner pubblicitario in Internet. I miei genitori si stanno separando, io continuerò ad abitare con mio padre, ma in questo momento lui ha bisogno di aiuto per affrontare le spese. Per questo motivo ho pensato di partecipare a questo gioco".
"Tuo padre sa come hai intenzione di guadagnare questi soldi?", chiese Giovanni.
Martina annuì. "Sì, gliene ho parlato e gli sta bene. Anzi, se dovessi parteciparvi si è anche offerto di accompagnarmi qui.".
"Non si è opposto a questa tua decisione?".
Martina alzò le spalle. "Ovviamente non ne è felice, ma non abbiamo alternative.".
C'era molta rassegnazione nelle parole e nel tono di Martina.
"Bene, come giudichi il tuo rapporto con il sesso?".
"Beh, non sono disinibita come la ragazza che mi ha preceduto, però credo di non avere particolari problemi".
"La tua pratica sessuale preferita?".
Martina meditò qualche secondo.
"Mi piace molto il sesso anale".
L'uomo dietro alla telecamera prese un appunto sulla cartelletta, poi incrociò le braccia sul petto.
“Martina, ti togli il reggiseno per favore?".
La ragazza portò le mani dietro alla schiena e con rapidità slacciò la chiusura.
Quando il reggiseno cadde, istintivamente si coprì i seni con le mani, poi sorrise e spostò le braccia dietro alla schiena.
Aveva veramente un bel seno, molto sodo e rotondo.
L'abbronzatura bicolore mostrava come non fosse solita prendere il sole in topless.
Anche l'uomo notò quel particolare, perché le disse che, nel caso fosse stata prescelta, avrebbe dovuto cercare di abbronzarsi in maniera uniforme.
Martina annuì, sempre più imbarazzata
"Togliti le mutandine, per piacere".
Martina non disse nulla, ma si liberò anche dell'ultimo indumento.
Era visibile la lotta che stava vivendo contro se stessa per non coprirsi il pube.
"Immagina di essere in questa situazione di fronte a un paio di centinaia di persone - disse l'uomo - Come ti sentiresti?".
Martina sorrise e si coprì la faccia con una mano.
"Molto imbarazzata!".
L'uomo annuì, poi le disse di rimettersi la vestaglietta
"Mi piacerebbe che non ti mettessi nulla sotto per il tempo in cui rimarrai qui nello studio. Lo farai?".
Martina ci pensò un attimo, poi annuì.
Indossò nuovamente la vestaglietta e si mise a sedere.
L'uomo prese la cartella, con una penna mise un segno di spunta e chiamò il nome successivo.
Era la volta di Monica.

Si alzò una donna che Sara aveva già notato prima. Doveva avere una decina di anni più di lei, per tutto il tempo era rimasta seduta a torcersi le mani nervosamente.
Si mise davanti alla telecamera e sorride nervosa.
"Ciao, mi chiamo Monica, ho trentun anni...".
"Aspetta! - disse Giovanni - la telecamera non è ancora in funzione. Devi anche toglierti la vestaglia".
Monica si coprì gli occhi con la mano per nascondere l'imbarazzo.
"Scusate, è che sono molto nervosa".
Si slacciò la vestaglia, scoprendo un corpo decisamente bene formato.
Anche lei aveva un bel seno, e la tonicità dei suoi muscoli indicava come fosse solita passare del tempo in palestra.
Solo le mani e il collo facevano intuire l'età che aveva appena rivelato.
Guardo verso la telecamera, prese fiato e, sorridendo, ricominciò a parlare.
"Ciao, mi chiamo Monica, ho trentun anni e non ho problemi ad ammettere che sono qui per soldi. Ho una bambina di due anni che ha bisogno di cure mediche, e se dovessi essere selezionata e dovessi vincere, questo potrebbe darci un grosso aiuto".
"Hai parlato al plurale; ti riferisci a te e tuo marito?".
Monica alzò la mano sinistra e mostrò la fede alla telecamera.
"Sì, parlo di mio marito. Anche lui, come il padre di Martina, non è contento di questa scelta. Però è l'unica maniera per recuperare dei soldi in fretta".
"Siete consapevoli che magari gli capiterà di vederti fare del sesso con altre persone? Ritengo sia scontato, ma preferisco avvisarti, visto tutto", la avvisò Giovanni.
Monica annuì. "Sì, è chiaro anche a noi e lui è d'accordo. Una parte di me pensa che non gli dispiaccerebbe vedermi fare certe cose; anni fa mi aveva confessato essere una sua fantasia".
"Quindi lui ti accompagnerà qui in studio?".
"Sì, verrebbe con me".
L'uomo rimase qualche istante a riflettere.
"Qual è la cosa più estrema che hai fatto nel campo del sesso, Monica?".
La donna ci pensò un attimo.
"Una volta, da giovane, sono stata con due uomini contemporaneamente".
"Ti era piaciuto?".
Monica arrossì: "Sì, molto. Ricorre ancora spesso nelle mie fantasie".
"Ti masturbi spesso?".
La donna portò nuovamente la mano al volto: "Si, abbastanza spesso. A dire il vero, quasi tutti i giorni".
Si coprì il volto con le mani per la vergogna.
L'uomo sorrise, poi le fece eseguire alcuni giri su se stessa.
"Non è necessario che ti spogli, Monica. Abbiamo già tutto quello che ci serve. Grazie per essere venuta".
La donna raccolse la vestaglia, la indosso e tornò tra il pubblico.
Ora era la volta di Sara.

Sara si alzò.
Era molto nervosa, molto di più di quanto si sarebbe aspettata.
Era rimasta sorpresa dalle altre ragazze, si era aspettata una concorrenza più blanda.
Invece erano tutte potenzialmente dei soggetti interessanti; non poteva permettersi il lusso di essere scartata.
Forse era vero che anche chi non fosse stata scelta in principio sarebbe stata recuperata in futuro, ma lei non aveva tempo.
Si liberò della vestaglia e offrì alla telecamera un primo piano generoso del suo seno.
“Mi chiamo Sara, ho diciotto anni e sono qui perchè ho bisogno di soldi, come più o meno tutte. Devo fare un lungo viaggio per togliere dagli impicci mia madre e mio fratello, e devo farlo il prima possibile, quindi ho bisogno di partecipare a questo gioco”.
“Ti sento molto sicura di te. Cosa ti fa pensare di avere le carte in regola?”.
Sara riflettè un secondo.
Doveva interpretare la parte di quella sicura di sé e spavalda, oppure manifestare insicurezza?
Le era sembrato di cogliere una certa simpatia di Giovanni verso quelle che erano sembrate più insicure; forse era quello il target che stavano cercando?
Decise di dire la verità.
“Perchè sono abituata a fare certe cose. Da qualche settimana ho iniziato ad esibirmi in webcam e ritengo di aver avuto un certo successo e di essere brava ad esibirmi. Credo che questo tipo di esperienza potrebbe aiutarmi durante lo spettacolo”.
Le parve di udire un certo brusio provenire dalle altre ragazze.
Giovanni le zittì con un gesto.
“Sei quindi determinata ad andare fino in fondo?”.
“Sicuramente sì”, rispose baldanzosa.
“Faresti qualunque cosa?”.
“Sicuramente sì”.
“Bene. denudati!”.
Sara non si aspettava un ordine così bruso, così esitò un attimo.
Guardò verso la telecamera, quindi si liberò del reggiseno e delle mutandine.
Cercò di trasmettere quella sicurezza che poco prima aveva manifestato a parole.
“Cerca di far sì che i tuoi capezzoli si inturgidiscano, per piacere”, chiese l'uomo.
Sara era sorpresa, ma con i polpastrelli se li massaggiò fino ad ottenere il risultato.
“Bene. Martina, puoi tornare un attimo qui?”, chiese Giovanni.
La ragazza sembrò stupita, ma si avvicinò.
“Apriti un attimo la vestaglia, Martina. Sara, ora lecca i capezzoli di Martina fino a quando non diventano duri anche i suoi”.
Sara guardò Martina in volto e le sorrise. Voleva farle capire che era solo lavoro, che non era interessata a lei.
Martina non la guardò in volto, si vedeva che era nervosa.
Sara accostò le labbra al capezzolo sinistro della ragazza e lo succhiò, portandolo tra i denti.
Lo sentì diventare subito duro.
Le diede ancora una leccata, poi fece lo stesso con quello destro.
Giovanni inquadrò con lo zoom il petto di Martina, poi quello di Sara.
“Bene, ragazze potete anche andarvi a sedere. Grazie a Sara e grazie anche a Martina che si è prestata”.
Le ragazze raccolsero la vestaglia e si avviarono verso le sedie.
“Sara, mi piacerebbe che tu non ti rivestissi fino alla fine del casting, neppure la vestaglietta. Ce la farai?”.
“Nessun problema!”.
Si voltò e tornò a sedersi.
Non potè fare a meno di cogliere qualche commento sotto voce proveniente dalle sue “colleghe”.
Il più carino era “puttana”.
“E ora, dopo una lunga attesa, venga qui Luisa!”.

Si alzò una ragazza magrolina con i capelli corti.
Si sfilò la vestaglia e si posizionò con decisione davanti alla telecamera.
Aveva la pelle molto chiara e un seno praticamente inesistente.
Si vedeva che faceva sport, aveva la pancia piatta e i polpacci duri.
“Luisa, parlaci di te”.
La ragazza partì con decisione.
“Mi chiamo Luisa, ho ventotto anni, faccio la barista e sono qui per espiare”.
L'uomo la guardò perplesso.
“Puoi spiegarti meglio?”.
“Certo. Sono stata lasciata da una persona importantissima per me, e mi ha lasciata perchè mi sono comportata male nei suoi confronti e ho esasperato la relazione. Sono stata stupida perchè ho perso veramente tanto, e così ho deciso di auto punirmi partecipando a questo spettacolo”.
L'uomo sorrise stupito.
“E' la prima volta che sento una spiegazione del genere, ma va bene. Ritieni di aver perso l'uomo della tua vita, quindi?”.
Luisa scosse la testa.
“No. Era la donna della mia vita”.
Un piccolo brusio si levò dalle altre ragazze, brusio subito zittito da Giovanni.
“Ok. Per noi la tua sessualità non è un problema, però tu sai che in questo spettacolo potrai avere a che fare con degli uomini, vero?”, le domandò Giovanni.
“Certo. È per quello che sarà un'espiazione per me. Più ce ne saranno, più soffrirò”.
L'uomo annuì deciso. Sembrava apprezzare la decisione di Luisa.
“Ok. Ora denudati, per piacere”.
Luisa si liberò dei due pezzi.
Il seno era effettivamente quasi inestitente, ma non sembrava essere un problema per lei.
Portava il pube depilato e non sembrava in difficoltà in quella situazione.
Giovanni fece qualche inquadratura sul suo corpo.
“Sei stata comunque con degli uomini nella tua vita?”.
Luisa sorrise.
“Fino ai miei ventitrè anni ho avuto una relazion stabile con un ragazzo. Poi ho conosciuta una mia amica e ho capito che fino a quel momento avevo compiuto una scelta sbagliata”.
“E' questa l'amica che ti ha lasciata?”.
“No. Sono stata con sei donne in tutto; quella di cui parlavo prima è l'ultima”.
Giovanni la ringraziò e la invitò a accomodarsi a posto.
La tensione sembrava essere un po' scemata ora che tutte si erano presentate.
“Bene ragazze, siete state tutte fantastiche. Siete state brave perchè ci metterete in difficoltà, sarà dura individuare le migliori”.
Prese una pausa e incrociò le braccia sul petto.
“Però dovremo farlo, quindi ciascuna di voi, nel giro di qualche giorno, riceverà una telefonata con cui le comunicheremo la nostra decisione. Sarà insindacabile e dolorosa anche per noi, spero lo capirete”.
Fece un piccolo inchino, le ragazze si alzarono in piedi.
L'uomo battè le mani mentre uscivano.
“Siete state fantastiche!”, ribadì.
Il suono del citofono svegliò Sara da una specie di torpore in cui era sprofondata.
Si alzò di scatto dal divano e controllo di essere a posto.
Come da disposizione, indossava una canottiera senza nulla sotto, una minigonna non troppo mini ma neppure troppo lunga, e un paio di sandali. Sotto, un piccolo perizoma nero.
Per fortuna faceva caldo e poteva permettersi un abbigliamento del genere.
Prese la borsetta, il telefonino e scese in strada.
Il professor Maggio l'aspettava in auto con il motore acceso.
"Hai visto che ero in ritardo - disse il docente senza neppure salutarla - non potevi scendere in strada, che avremmo guadagnato del tempo?".
"Certo, sarebbe stata una splendida idea mettermi sul marciapiede di casa mia vestita in questa maniera. Così anche i vicini avrebbero capito che ora faccio la puttana", commentò sarcasstica Sara.
"Magari qualcuno ne avrebbe anche approfittato. Bisogna sempre allargare la base dei clienti", rispose il docente.
Sara non capì se stesse scherzando o no, ma si augurò di sì.
Le mancava solo di sputtanarsi nel quartiere dove abitava. Anzi, peggio: nel quartiere dove abitava suo padre.
"Abbiamo tanta strada da fare? Chi stiamo per incontrare?".
"È una persona che conosco, ti puoi fidare. Io comunque sarò sempre presente, non dimenticarlo. Ora rilassati, che abbiamo almeno tre quarti d'ora di macchina".
Sara si sistemò sul sedile, allacciò le cinture e accese la radio; non aveva voglia di parlare con il docente.
Una parte di lei riconosceva l'aiuto che lui le stava dando ed era consapevole che senza di lui avrebbe corso dei rischi nell'esercizio della sua nuova professione; però continuava a non piacerle come lui la trattava, come la considerasse semplicemente una prostituta.
Era vero, quello era ciò che faceva, però era contrariata dal fatto che si comportasse come un magnaccia qualunque, come se lei non fosse stata una sua allieva per anni.
Accese la radio e la sintonizzò su un canale di musica italiana, quindi chiuse gli occhi.
Cosa le sarebbe stato chiesto di fare oggi?
Il docente era molto orgoglioso che lei accettasse anche delle prestazioni strane, ma questo la esponeva potenzialmente a soggetti fuori dal comune.
Sentì un piccolo trillo arrivare dal telefonino; lo raccolse e vide che era appena arrivato un messaggio.
Quando vide il mittente sentì il cuore battergli forte: era di Alessia.

Cara Sara, ho impiegato due giorni prima di scrivere e mandarti questo messaggio.
Non è stata una decisione facile, ma ritengo di aver agito per il meglio. Il tuo contatto, l'altra settimana, ha determinato un grande sconvolgimento nella mia vita.
Ero tranquilla, vivevo una vita normale e non avevo pensieri. Certo, fare la cameriera in un ristorante non è forse il massimo, ma ero convinta di aver sempre fatto questo e non mi ponevo il problema.
Sapevo di essere stata in vacanza e mi ero accorta di avere dei ricordi poco chiari, ma avevo attribuito questo alle tante feste che avevo fatto.
Un paio di anni fa, a Ibiza, mi era capitato qualcosa del genere e non mi ero stupita. Ma quando mi hai chiamata ho voluto vederci più chiaro.
Ho trovato sull'elenco telefonico un medico ipnotista, ho preso appuntamento e sono andata.
È stata una seduta molto difficile, lunga e stancante, ma alla fine mi sono ricordata tutto.
Mi sono ricordata bene di te, Sara, di quello che abbiamo fatto e del legame che si è creato. Sono stata bene con te, sia a letto che fuori dal letto, e i sentimenti che ci siamo confessate erano e sono autentici.
Però mi sono anche ricordata del resto. Mi sono ricordata dei supplizi, delle torture, delle umiliazioni e del degrado di quel posto, e quello avrei fatto volentieri a meno di ricordarlo.
Cos'è meglio, sapere o non sapere nella vita? Conoscere o non conoscere?
Sino a qualche giorno fa avrei detto che avrei sempre voluto sapere la verità, per quanto sgradevole potesse essere.
Ora non ne sono più sicura.
Da quando ci siamo sentite, la mia vita non è più la stessa.
Sto uscendo con un ragazzo, sai? È un bravo uomo, sincero e mi vuole bene.
Per quanto possa sembrare prematuro, abbiamo anche dei progetti per il futuro.
Ecco, come posso stare con lui senza raccontargli tutto questo? E se decidessi di farlo, le cose tra di noi rimarrebbero uguali a prima ?
Tu pensa che questo ragazzo è anche un carabiniere, credi che potrebbe accettare una cosa del genere?
Io non credo.
Per questo, ho preso una decisione.
Domani tornerò dall'ipnotista e mi farò cancellare i ricordi.
Sarà un atteggiamento codardo, non sarà giusto, pensa quello che vuoi, ma io so che prima di ricordare tutto questo stavo bene, e adesso non più.
Ho pensato anche a te, ovviamente. So che tu hai sull'isola ancora tua madre e tuo fratello, ma non mi sento di caricarmi anche di questo problema.
Le cose tra di noi avrebbero potuto andare anche diversamente, ma ora mi sento di dire che le nostre strade devono dividersi.
Ti auguro tutta la fortuna del mondo e ti raccomando di fare molta attenzione.
Con amore.

Sara ripose il telefonino in borsetta e guardò fuori dal finestrino.
Non aveva neppure voglia di rispondere tanto era forte la delusione.
Aveva un problema enorme da risolvere, la sola consolazione fino a un attimo prima era che avrebbe avuto qualcuno con cui condividerlo; e invece ora era di nuovo sola.
Perchè Alessia non aveva neppure aspettato di incontrarla?
Provò a azzerare i suoi pensieri e ad invocare il nome della ragazza nella sua mente, come aveva fatto qualche giorno prima, ma ebbe la precisa sensazione di essere da sola.
Trasse un sospiro e si passò una mano tra i capelli: sarebbe andata avanti, non si sarebbe sicuramente fatta fermare da quello.
"Chi andiamo ad incontrare?", chiese.
Il docente sorrise: "Guarda, per oggi non porterai che ringraziarmi. Il tuo cliente è un mio ex collega, una persona che ha una decina di anni più di me. Non so se è diventato impotente o sono solo conseguenze della prostata, ma è uno che si limita a guardare. Sarà una passeggiata di salute".
"Non ho capito, questo qui si limiterà a guardarmi?".
"Non so cosa abbia in mente, stai tranquilla che andrà tutto bene".
Sara sorrise amara: negli anni aveva imparato come le batoste peggiori arrivassero sempre precedute dall'espressione "stai tranquilla".

Il docente fermò l'auto in un posteggio piuttosto affollato.
Sara scese dall'auto e capì subito dove si trovavano: a poche centinaia di metri da loro sorgeva la residenza di caccia degli ex re d'Italia, per lunghi anni utilizzata per lo scopo e, dal dopoguerra in poi, adibita ad attrazione turistica.
Si guardò, chiedendosi se non avesse un abbigliamento troppo inopportuno per il luogo.
Forse no: era vero che era in canottiera e minigonna, ma dopo tutto la temperatura era alta e numerosi turisti erano vestiti esattamente come lei.
Il docente si avviò verso il palazzo e Sara lo seguì.
Arrivarono fino alle mura, li videro un uomo calvo e grasso che, una volta individuati, sorrise e si avvicinò a loro.
Strinse calorosamente la mano al professor Maggio e guardò verso Sara.
"È lei?".
Il docente annuì.
"E' italiana? ".
Sara si stava già irritando a sentire quell'uomo che parlava di lei come se non ci fosse, come se fosse un animale o un oggetto.
"Sì, è italiana - rispose il docente - si chiama Sara e non è una professionista. Capisci anche tu che queste sono occasioni che capitano pochissime volte".
L'uomo guardò verso Sara e annuì soddisfatto, anche se ancora si astenne dal presentarsi.
Si guardò intorno, poi allungò la mano verso Sara.
"Vieni, vieni con me!".
Sara guardò verso il docente, il quale le sorrise e annuì con la testa, come a dire che poteva fidarsi.
"Io vi seguo a distanza - disse il docente - vi guardo ma non vi disturbo".
Sara si sentì subito tranquillizzata da questo.
L'uomo la guidò verso la facciata dell'edificio.
Lì c'erano alcuni turisti singoli che procedevano con guide in mano e macchine fotografiche, oltre ad alcuni assembramenti di gite di gruppo.
Poco lontano si vedevano grossi autobus entrare nel parcheggio, segno che nel giro di qualche minuto il posto si sarebbe riempito di turisti.
L'uomo guidò Sara verso un lampione della luce e le disse di appoggiare la schiena al palo.
La ragazza eseguì.
"Ora alza le braccia e afferra con le mani il lampione".
Sara eseguì l'ordine, mentre l'uomo si spostava alle sue spalle.
Lo sentì armeggiare con qualcosa e, dopo qualche secondo, sentì qualcosa di metallico che le toccava il polso.
Con la coda dell'occhio vide l'uomo le aveva assicurato l'anello di una manetta al polso sinistro.
L'uomo fece passare la catena dietro al palo e chiuse anche l'altro anello attorno al polso destro di Sara.
In quella maniera, Sara non poteva abbassare le braccia né, ovviamente, allontanarsi dal palo.
L'uomo si guardò intorno con circospezione, poi si pose di fronte a Sara e cominciò a sollevarle la canottiera.
Quando arrivò a scoprirle la pancia e Sara realizzò che non si sarebbe fermato protestò: "Ehi, è pieno di gente qui! Non ho il reggiseno sotto!".
L'uomo proseguì il suo movimento senza fermarsi.
"Certo,sono io che ho richiesto che non ti mettessi il reggiseno".
L'uomo scoprì i seni di Sara, fece passare la canottiera lungo le braccia e la raggomitolò attorno hai polsi della ragazza.
Ora era completamente nuda dalla vita in su.
Sara sbirciò verso il gruppo dei turisti e vide che qualcuno aveva notato la mossa e stava cominciando a guardare nella loro direzione.
L'uomo afferrò con le dita il bottone della minigonna di Sara, quindi lo slacciò e abbassò la cerniera.
L'indumento scese lungo le gambe e si raccolse attorno alle caviglie di lei.
L'uomo sorrise, quindi afferrò con le dita gli elastici del perizoma Sara.
"No, le mutandine no! - implorò Sara - è pieno di gente qui! ".
L'uomo sorrise, con espressione disarmante
"Certo! Se io avessi voluto vedere semplicemente una ragazza nuda sarei andato in un night, non avrei avuto bisogno di te. Ma il docente mi ha detto che con te potevo fare delle cose diverse".
Allargò l'elastico del perizoma di Sara e, inginocchiatosi, lo fece scorrere lungo le gambe della ragazza; quindi raccolse sia il perizoma che la minigonna e si allontanò di qualche passo.
Ora Sara era completamente nuda, legata in uno dei siti turistici più visitati della sua città!
Vide del movimento in un gruppo di turisti poco distanti.
In tre si staccarono dalla comitiva e si avviarono nella sua direzione.
Si fermarono ad un paio di metri da lei e ridacchiarono, poi estrassero i telefonini e li puntarono nella sua direzione.
Guardarono verso l'ex collega di Maggio, il quale fece loro l'eloquente segno che potevano fare le foto.
Sara cercò di voltare la testa dalla parte opposta per non essere immortalata nella foto, ma l'uomo battè le mani e le indicò di guardare dentro l'obiettivo.
I tre uomini le scattarono diverse foto, poi si allontanarono ancora ridacchiando.
Ma la loro mossa non era stata ignorata dai numerosi altri turisti sul piazzale, che a quel punto divennero più coraggiosi e si avvicinarono anche loro.
Un cerchio formato da una trentina di persone si formò attorno a lei.
“Papà, ma quella signora è nuda!”, disse un bambino al suo genitore.
Sara si sentì avvampare di vergogna.
Una cosa era esibirsi in web cam, dove chi guardava sapeva bene cosa stava cercando, differente era invece esporsi al pubblico sguardo così.
Un ragazzo dall'aspetto nordico si staccò dal cerchio e si avvicinò a lei, seguito da un amico.
Sembrava titubante, quasi si aspettasse che da un momento all'altro Sara si sarebbe liberata e l'avrebbe sbranato.
Si mise accanto a lei e sorrise all'amico, che scattò una foto, come quelle che si possono fare vicino ad una statua o a un quadro.
Quindi allungò una mano e le toccò un seno.
Sara chiuse gli occhi, imbarazzata.
L'amico scattò una nuova foto.
Il ragazzo passò dietro il palo e, dopo averla circondata con le braccia, le posò le mani sui seni.
Alcuni risero, molti scattarono delle foto.
Le mani del ragazzo scesero fin sul suo pube, quindi Sara sentì le sue dita accarezzarla tra le labbra.
Si sentiva veramente violentata e nessuno sembrava rendersene conto.
Ridevano, scattavano foto, commentavano.
Sara chiuse gli occhi, mentre i polpastrelli dello straniero le stimolavano il clitoride.
Lo sentì ingrossarsi, a dispetto della situazione e del disagio che stava provando.
Un altro uomo venne verso di lei, questo sembrava latino.
Si posizionò davanti a lei, quindi appoggiò le labbra sul suo seno destro.
Sara sentì il capezzolo venir risucchiato tra le sue labbra, mentre con la lingua sembrava assaggiarlo.
Deglutì, sentendo il cuore battere sempre più forte.
Le mani dell'ultimo arrivato le corsero lungo il corpo, provocandole un brivido.
Si stava eccitando?
Il pensiero venne interrotto da un urlo fortissimo.
“Andate via! Siete matti, disperdetevi!”.
Sara aprì gli occhi e guardò in quella direzione.
Un poliziotto in uniforme stava avanzando con passo deciso nella loro direzione.
L'assembramento si sciolse in pochi secondi e ciascuno tornò rapidamente da dove era arrivato, come fanno gli uccelli quando sentono uno sparo.
L'agente si avvicinò a Sara, la guardò per qualche secondo.
Cosa le sarebbe successo?
Era evidente che lei era stata legata lì, ma come avrebbe potuto spiegare come era giunta a quel punto?
Non si ricordava, la prostituzione era un reato in Italia, o solo il suo favoreggiamento?
Il poliziotto guardò nella direzione dell'ex collega del docente.
“Vieni qui, Davide!”, lo chiamò.
L'uomo si avvicinò.
“Ti avevo detto che avrei chiuso un occhio, ma non a quest'ora del mattino, cazzo!”, disse il poliziotto a bassa voce.
L'uomo abbassò lo sguardo.
“Libera sta puttana, dai!”, gli ordinò.
Davide si spostò verso il palo e sbloccò la serratura delle manette.
Sara lasciò ricadere le braccia e si massaggiò i polsi indolenziti.
“Venite, presto!”, disse l'agente.
Sara si coprì il corpo con le braccia e seguì i due uomini fin dentro un piccolo ufficio che si apriva lungo le mura del palazzo.
Il poliziotto li fece entrare, poi prese Sara per un polso e e fece per trascinarla in una stanza contingua.
La ragazza provò ad opporre resistenza, ma la presa dell'uomo era salda.
Il nuovo ambiente era una specie di cucina, dove probabilmente gli agenti si rifocillavano in pausa pranzo.
“Inginocchiati!”, le disse l'agente.
Sara lo guardò senza capire.
L'uomo scosse la testa come davanti ad una bambina dura di comprendonio.
“Qui abbiamo atti osceni in luogo pubblico ed esercizio della prostituzione. Faccio un verbale o ci mettiamo d'accordo?”.
“Io non sono...è stato lui...”, provò a difendersi Sara.
“Sicuramente hai degli ottimi argomenti – rispose l'agente con sarcasmo – Vuoi parlarne davanti ad un giudice o la chiudiamo qui? Guarda che Davide non è la prima volta che fa una cosa del genere, ma tu sei la prima che si mette a fare storie. O ti inginocchi, o chiamo i colleghi”.
Sara sospirò e si mise in ginocchio.