venerdì 14 dicembre 2012

Buon Natale porcellini...


Stavo dando un’occhiata alla posta. Trovo i soliti cinquanta messaggi: una metà da scartare a priori per evidente carenza cerebrale (una lista di domande su prestazioni, tariffe e condizioni… mi hanno preso per un concessionario?), qualcuno interessante ma troppo volgare e arrogante, altri sintetici ma promettenti (da approfondire), un paio di vecchie conoscenze che riprendono il contatto… Nel mucchio, mi colpisce questo messaggio:

Da: xxxxxxxxx@hotmail.com

A: sinsualia@xxxxxx.it
Oggetto: UN REGALO PER ME E UNO PER TE


Ciao! Ho letto il tuo annuncio e sono rimasto colpito da ciò che offri più che da ciò che chiedi. Siccome faccio un lavoro piuttosto stressante e di grande responsabilità (scadenze, customer-statisfaction…) che mi tiene in giro per il mondo, ho deciso, per una volta, di farmi un regalo. Vorrei incontrarti per un paio d’ore di sesso godereccio. Le rose non sono un problema, quello che cerco è un’emozione vera, una trasgressione fuori dal ruolo un po’ ingessato in cui sono costretto. Sono un uomo maturo, single, di aspetto gioviale e allegro, forse un po’ sovrappeso, alto di statura. Non posso ospitare ma ti incontro volentieri in motel.

A presto,
Jouliuspucchi

“Il solito uomo d'affari”, penso. Non che li ami molto, io, i uomo d'affari. Hanno generalmente l’aria di chi è di fretta, del money for value, guadagno-pago-pretendo. Naturalmente ci sono le eccezioni, per fortuna, e poi non bisogna trascurare che, materialmente parlando, sono generosi e non si fanno problemi a contribuire alla mia causa.
Incuriosita, rileggo il messaggio. Cosa vorrà dire quel maturo; non sarà troppo vecchio? Non mi piace andare con i ragazzi giovani, troppo “assalto alla diligenza”; preferisco uomini più esperti, posati, intellettualmente stimolanti, capaci di apprezzare ciò che offro loro. Però c’è un limite anche a questo… Non vorrei un settantenne che mi stramazza nel letto per overdose di viagra!
La firma è misteriosa, spero non sia un soprannome che gli davano da piccolo o il nome del suo orsetto. Però il tono generale è educato e gradevole. Primo esame superato. Gli rispondo dando il mio numero di telefono per futuri contatti. Preciso nella mail che sono molto selettiva, il che non guasta mai.


È un mercoledì mattina, sto uscendo da un concessionario Honda dove ho appena scelto di non comprarmi la moto nuova (troppo costosa, anche per me che sono una che si gode la vita), quando mi squilla il cellulare. Numero visibile, ma non in memoria. Uno nuovo, dunque. Non so se rispondere perché sono in mezzo alla strada, ma poi, più per non lasciare arretrati che per curiosità, lo faccio. Una voce profonda, pacata.

- Ciao, sono Jouliuspucchi.
Chi??? Ah, il uomo d'affari maturo e panciuto.
- Ciao! Come stai? Sempre di corsa?
- Beh, è il periodo peggiore dell’anno, da questo punto di vista. Ma è un lavoro che faccio da tempo e so come muovermi.
- Senti, scusa la domanda, ma toglimi una curiosità: che significa Jouliuspucchi? È un soprannome?
- No no, è il mio vero nome. Ho genitori stranieri.
- Ok, dimmi pure, Joulou…
- Come ti ho scritto, mi piacerebbe vederti. Però ho bisogno di chiederti una cosa. Io sono, diciamo, una persona piuttosto conosciuta… Possiamo incontrarci in modo riservato?
Il tipo si fa più misterioso… Ma non ha l’aria del maniaco.
- Possiamo andare in un motel molto discreto.
- Posso parcheggiare all’interno?
- Chiaro.
- Ok. Un’altra cosa: se, al posto degli euro, ti proponessi un regalo? Quello che vuoi tu, un gioiello, un telefonino… Non bado al valore, ma mi pare più educato e poi io sono abituato così. Se non è un problema…
Ah, questo no. Capace che poi è roba rubata. E poi è contro le regole. Le mie, intendo. Sto per rifiutare, quando penso alla moto che ho appena visto. Io sparo. Se abbocca, tanto meglio.
- Anche una moto?
- Certo. Anzi, non sarebbe la prima volta.
Sono un po’ sbalordita. Ma questo mi sta prendendo in giro? Eppure, mi è già successo di incontrare uomini molto ricchi a cui piace fare gli splendidi con una ragazza giovane… Completo la risposta:
- Andrebbe benissimo la Honda DN-01.
- Ok.
- Ah, grafite black, se possibile!
Il tipo non fa una piega e mi chiede solo di fissare data e luogo e precisa che mi aspetterà direttamente in stanza. Aggiunge che, vista l’imminenza del Capodanno, si presenterà con boxer rossi. Il dettaglio non è così confortante, ma in ogni caso conto di toglierglieli presto.
Riattacco con una strana eccitazione che sconfina vagamente nel sospetto. Ma io sono così: affronto la vita con coraggio e voracità, “senza lasciare briciole nel piatto”, si potrebbe dire.


Arrivo puntuale. È uno di quei motel in cui si accede direttamente alle stanze, dall’esterno. Davanti all’ingresso trovo parcheggiata una Honda DN-01. Grafite black.  Busso alla porta della 210. Ma è aperta, entro e sul tavolo vedo subito le chiavi della moto, con un biglietto e un fiocchetto rosso. Pacchiano, ma carino.

La camera è illuminata debolmente. Joulou è nel letto, coperto fino al torace dal lenzuolo. Mi sorride e mi saluta con voce sonora e allegra. Mi mette di buonumore e i suoi occhi sprizzano allegria e eccitazione. La faccia, incorniciata da una folta barba, esprime bontà. A dispetto dell’età, in effetti un po’ avanzata, mi fa pensare a un bambino il giorno di Natale. Penso che forse è da tanto che non lo fa con una donna, e quasi certamente non con una ragazza bella come me. Naturalmente non glielo chiedo, ma la convinzione mi dà un leggero fremito di legittima soddisfazione.
Ha un’aria vagamente familiare. In effetti mi ha detto di essere famoso, ma non riesco a ricordare se l’ho visto in televisione. Mi spoglio e mi sdraio accanto a lui. Mi accarezza con le sue grosse mani. Sono un po’ ruvide, ma il tocco è dolce. Il suo corpo è tonico, anche se effettivamente non proprio longilineo. Profuma di buono, un aroma di muschio e di bosco. Ricambio le carezze e scendo lentamente verso l’inguine, fino ad incontrare l’elastico dei boxer.
Immediatamente mi torna alla mente la sua promessa di intimo rosso natalizio e non resisto alla tentazione di gettare un’occhiata alla mutanda. Rossa, sì; ma di marca e di classe. Apprezzo il dettaglio mentre scivolo con la bocca verso il suo uccello. L’uomo è già sulla rampa di lancio. Tutto naturale, però. Le erezioni da viagra le so riconoscere…
- Vuoi che te lo bacio? – chiedo – Però lo impacchettiamo, eh?!
- Certo, sono abituato ai pacchetti – sorride e socchiude le palpebre mentre gli infilo il preservativo.
Dai mugolii capisco che Joulou apprezza il servizio e, anzi, quando provo a proporgli di passare ad altre combinazioni mi prega di continuare con la bocca. Cambio ritmo e alterno diversi livelli di intensità. Sento il suo respiro crescere e farsi affannoso, mentre inarca il bacino e viene con un gemito che sembra scaturire dal profondo di una caverna.
Risalgo lungo il suo corpo e resto qualche minuto sdraiata accanto a lui. Mi abbraccia dolcemente, e sembra quasi l’abbraccio affettuoso e grato di un padre.
Mi chiede di me, dei miei sogni, dei miei desideri. Poi mi dice di andare.
- E non dimenticare la moto! – mi grida mentre mi allontano.

* * *



È la mattina di Natale. Mi alzo tardi e, ancora assonnata, mi dirigo in cucina per il primo caffè della giornata. Quasi inciampo in uno scatolone appoggiato per terra. Poi ne vedo altri sul tavolo, sul mobile. La stanza è piena di regali! Tutti impacchettati con la stessa carta. Ne apro uno: proprio il nuovo modello di ipod che volevo comprare. Un altro: un bel completo di Intimissimi. Scarto i pacchetti con frenesia. Sono tutte le cose che più desideravo.
Mi manca il fiato. Ma non per i doni in sé… Perché solo ora ho realizzato che…
…ho fatto un pompino a Babbo Natale



mercoledì 31 ottobre 2012

Happy Halloween ai miei porcellini preferiti!!!


L'eccitazione si sente.. Il nostro ritmo accelera, la voglia incalza. Ti aspetto mio. Qui. Ora. Dentro di me.

La Vostra LadyLaDolce..

giovedì 27 settembre 2012

Solo per voi ...vi aspetto caldi



A me piace dormire nuda e sentire il tocco delle lenzuola sulla mia pelle.
Sotto le coperte un pensiero mi sfiora, poco prima di addormentarmi.
Penso all'ultimo incontro col mio collega di lavoro...
alle cose che mi ha detto, a come mi ha toccato...

Le mie mani iniziano ad accarezzare i miei seni, morbidi e liberi da costrizioni.
Sono pallidi col riflesso della luna. Splendidi.
Pizzico leggermente i capezzoli, pensando a come me li leccava lui.
Si inturgidiscono quasi subito. Inizio a stringerli più forte.
Continuo a giocherellarci con una mano soltanto, mentre l'altra scivola piano verso il basso.
Si ferma a titillare un po' il piercing all'ombelico, mentre piego le gambe.
Accarezzo quel triangolino di pelo bruno e ben curato.

Chiudo gli occhi e rivivo ogni istante di quell'incontro nella mia mente.
Le sue mani sui miei seni. È riuscito a farmi bagnare col solo tocco delle sue dita sulla mia pelle.
Niente inibizioni quella sera, nessuna vergogna. Solo la voglia di scoprire noi stessi.
Le sue dita che scivolavano tra le mie gambe e che premevano contro i miei jeans.
Quel fremito che mi ha scosso il corpo quando mi ha chiesto di slacciarmi i pantaloni... sapevo che da lì non sarei più tornata indietro... mi fidavo di lui però. Quasi ciecamente.


L'eccitazione alle stelle e il pensiero di quello che era successo han portato la mia mano a cercare il mio clitoride, in questa notte... ed eccolo, già gonfio di eccitazione.
Inizio a titillarlo con movimenti circolari.

Ripenso a quello che mi ha detto, e che mi ha fatto letteralmente sciogliere:
“Come sei bella quando ti ecciti”. Rido. Ci credevo? Non molto, ma mi faceva piacere.
L'aria si era fatta sempre più elettrizzante e carica di voglia.
Le sue dita, si insinuavano tra le mie labbra, e io le leccavo, le succhiavo, come fosse il migliore dei pompini, e lui le spingeva fino in fondo, fino in gola.
Ansimava, eccitato, nel vedermi succhiare così bene.
“Sarai bravissima laggiù” mi sussurrò con la bocca sul mio collo.
Un fremito. Lo baciai.
“La prossima volta lo scoprirai” risposi io con un sorrisetto beffardo.
Sorrise a sua volta... Tornò poi a baciarmi, a leccarmi il collo e i seni, mentre le sue mani, curiose, per la prima volta frugavano tra le mie grazie.


Scostai un poco il lenzuolo e lo feci scivolare più in basso: volevo dedicarmi al meglio al mio sesso. L'indice e il medio della mano destra ora picchiettano le mie labbra.
Accarezzo la fessura, ma aspetto un poco prima di varcarla con le mie dita.
La mia mente ritorna a quella sera....

Mi stava facendo impazzire su quel sedile! Le sue dita dentro di me erano una sensazione splendida.
“Come sei bagnata” mi disse “sei bagnata?”
“Perchè non si vede?” gli risposi ansimando, col fiato corto.
Abbandonai la testa all'indietro e lui iniziò a leccarmi il collo, mentre le sue dita frugavano dentro di me alla ricerca di ogni singolo momento di piacere.
Ogni tanto ritornava sui miei seni.. era come stregato da essi! Li accarezzava e li succhiava, mentre torturava con piacere il mio clitoride.
Impazzisco in quel turbine di gesti, impazzisco dal piacere. Porto il bacino in avanti e ogni tanto accompagno i movimenti della sua mano con i miei.
Mi fa leccare le sue dita bagnate dai miei umori, prima di ritornare sul clitoride.
La mia mano sinistra parte alla ricerca... arrivo alla cintura e poco prima di iniziare a slacciarla, lui tira un po' indietro il sedile e si sfila i pantaloni.
Il mio primo cazzo non circonciso! Era piccolo...
Iniziai a trastullarlo, prendendolo tra le mani e lo sentivo crescere a poco a poco.
Alternavo movimenti lenti e movimenti più veloci ed energici.
Sentivo la sua eccitazione... la sentivo ancor di più quando scoprivo la pelle del glande.
Mi veniva voglia di infilarmelo in bocca, di assaporarlo, leccarlo...
ma mi ero ripromessa che glielo avrei concesso la prossima volta.


La mia mano sinistra si fa sempre più veloce... tortura il clitoride e si infila tra le pieghe delle mie labbra.. con la mano destra stringo i miei seni e gioco con i capezzoli. Stringo sempre più forte, tanto è il piacere che mi pervade.
Ogni tanto mi concedo qualche schiaffetto alla mia parte nascosta. Quanto mi piace!

Il suo tocco si era fatto più forte e deciso.. come anche il mio respiro.
Mi mancava poco ormai. Mi sentiva gemere di piacere e la cosa lo eccitava da morire.
La sua testa appoggiata alla mia, la sua mano divideva le nostre bocche, io la baciavo, la mordevo, cercavo le sue labbra, la sua lingua... il suo tocco era veloce ora.
“vai” mi disse “lasciati andare, così” mi sussurrò con la testa appoggiata alla mia fronte.
La mia eccitazione cresceva sempre di più... fino a quando non esplose il mio orgasmo, silenzioso, bello. Mi guardò negli occhi, mentre le sue dita continuavano a infierire sul mio clitoride e le mie labbra. I suoi occhi.... color ghiaccio, così magnetici. Stupendi.


Non resisto più... ora uso entrambe le mie mani, che veloci, premono contro il clitoride.
Il mio sesso è in fiamme, lo sento.. caldo...
Infilo due dita nella mia fessurina, mentre con l'altra mano continuo a stuzzicare il fulcro del mio piacere.
Faccio scivolare piano le dita fino in fondo e poi riprendo a muoverle velocemente... voglio godere.
Stringo le gambe quasi per trattenermi, ma il piacere è sempre più forte.
Stringo il clitoride fra due dita, lo pizzico, mentre l'altra mano si dedica alle labbra.
È tutto così frenetico ormai... inarco la schiena...
la mia testa si svuota improvvisamente da tutti i pensieri. Si fa tutto più caldo...
Ed eccolo lì, che arriva... possente come sempre, il mio orgasmo.
Stringo un lembo del lenzuolo e lo premo contro la mia figa fradicia, da parte a parte.
Tiro il lenzuolo, come per trattenermi... e muovo il bacino sopra di esso, scosso dagli spasmi dell'orgasmo. Lascio poi la presa... stanca, ma felice.
Mi accarezzo... sono umida. Ci infilo il dito medio e me lo porto alla bocca.
Mi lecco le dita, per sentirne il sapore.

Aveva fatto lo stesso quella sera... le sue dita bagnate dai miei umori, me le aveva fatte leccare.
Poi prese a masturbarsi mentre mi aveva ordinato di giocare con le mie tette.
Nella penombra della notte.
Era tutto così piacevole.
Iniziò a piovere...


Chiudo gli occhi.... e ripenso ai suoi di occhi... glaciali, pieni di desiderio...
Mi addormento accarezzando i miei morbidi seni, dolcemente.
Mi addormento pensando ai suoi occhi.

martedì 21 agosto 2012

Ciao tesorini...siete ancora in vacanza?

E' vivo il ricordo di ogni giorno, ogni nuova esperienza di questa mia nuova vita mi ricorda quel giorno di qualche anno fa...
19 anni. Nuova esperienza. Nuova città. Studentessa fuori sede. Nuova casa. Una stanza tutta per me. La libertà mai avuta. Con un desiderio inappagato.

Fare sesso per la prima volta.

Eppure non me la sentivo proprio di ritenermi vergine. I bollenti spiriti dell'infanzia, un paesino e un padre troppo all'antica. Possibilità di esperienza: zero. Tutte cose che mi avevano portata a ricercare appagamento nell'intimo autoerotismo.
Ero un'esperta. E il mio sesso non poteva ritenersi di certo inesplorato. Credo di averci inserito proprio di tutto. Eppure era una pratica che non facevo più da troppi anni. Certo la masturbazione era storia quotidiana, sotto le lenzuola, ma troppo rischioso era perdersi con tra le gambe oggetti non proprio mimetizzabili, in una casa dove le chiavi non esistevano tanto quanto l'intimità.

Ricordo ancora la prima sera. I miei genitori dopo avermi accompagnata e dato una mano a sistemare la stanza, mi avevano salutata tra le lacrime (anche del babbo). Era domenica, e le altre coinquiline sarebbero arrivate la mattina seguente. Avevo la tv, ma per un problema di impianto guasto, non era servita ancora dall'antenna. Avevo visto e rivisto le foto di tutti i miei familiari e amici, sulla compatta che mi ero portata.

Non avevo molto altro da fare, e standomene a letto elettrizzata cominciai a immaginare la mia vita da li a breve. La voglia quotidiana di rilassarmi donandomi piacere unita ad una libertà/intimità mai avuta prima, mi portarono a festeggiare la mia prima notte da donna emancipata riscoprendo quell'autoerotismo spinto, compagno fedele della mia infanzia curiosa e sfrenata.

Andai subito in cerca di qualcosa di adatto, per la casa, ma non trovai nulla di indicato, per forma e dimensioni. Non avevo più da anni la mia adorata spazzola dal manico in legno verniciato e liscio. Un naturale fallo, dalle dimensioni e forme improponibile, ma troppo invitanti. Andai in cucina, niente ortaggi, niente frutta fallica, le bottiglie d'acqua, le mie, tutte di plastica e dalla forma per la quale solo il tappo si sarebbe potuto dimostrare utile. L'unica cosa che ritenni accessibile fu una bottiglia di vino, di vetro, ancora chiusa. Il problema era che non era mia, ma l'eccitazione era salita troppo e non ce la facevo più a girare per la casa. Non ne fui subito convinta, e ancora vestita in cucina, col frigo ancora aperto, comincia a passarmi il collo della bottiglia tra le gambe. Con una mano mi reggevo allo sportello del frigo, con l'altra pressavo la bottiglia sul mio sesso.

La pressione tra l'intimo e le mie labbra mi fece percepire quanto realmente fossi ormai bagnata e andata.

Chiusi tutto e mi rintanai sul mio nuovo letto. Tolsi di corsa i jeans e ricordo ancora il senso di liberazione. Godere a gambe aperte e tutt'altra cosa. Invece a casa ero spesso costretta a farlo col pigiama a mezza coscia che limitava il tutto. Non persi tempo in romantici preliminari, non c'era tempo per capezzoli, dita e clitoride. Desideravo troppo sentirmi invasa da qualcosa di grosso dentro. Non ho molti particolari da raccontare

Non riuscii a durare molto. Il collo della bottiglia era tutto dentro e quasi mandavo giù anche la parte a maggior diametro. Mentre l'altra mano andava giù pesante sul clitoride. Le gambe a massima apertura. Non conoscendo ancora l'acustica della stanza, soffocai un orgasmo indescrivibile per non dare subito notizia di me ai vicini, nel modo non più adatto.

Immortalai quel momento con una fotografia che ancora conservo.

Ricordo che il giorno dopo, a pranzo, ero da sola con una delle due coinquiline conosciuta qualche ora prima. Fu un pranzo piacevole, a parlare di tutte le mie aspettative sulla nuova vita.

Per festeggiare volle stappare la bottiglia di vino che mi aveva fatto compagnia la sera prima. Nonostante io l'avessi passata abbondantemente sotto l'acqua, lei nel sentirne l'odore del vino appena stappato, mi sottolineò uno strano odore, ma non gli diete molta importanza..

..sapevo bene di cosa si trattasse..

Quella bottiglia di vino aveva nel destino la mia svolta, in tutti i sensi.






venerdì 27 luglio 2012

Sogno estivo...



E' una giornata di fine luglio, dalla finestra guardo il panorama: le montagne sono scure, avvolte da una leggè nebbiolina mentre la pioggia scende fitta e nutre la terra che a lungo è stata arsa dal sole estivo.



Mi raggomitolo sul divano, pensando a cosa fare per il resto del pomeriggio, quando il mio sguardo cade sul mio portatile spento sul tavolino davanti a me.



Mi viene così un'idea, lo accendo per poi accedere alla chat.



Da poco ho il collegamento ad internet, qualche volta sono entrata distrattamente in chat, ma non ci ho trovato nulla di particolare; il punto di forza è trovare un nick che stimoli la fantasia; se, poi, riesci a trovare un soprannome molto sensuale, allora è un successo, ti trovi miriadi di uomini che subito ti sommergono di messaggi.

Penso allora a quello che per un po' di tempo sarebbe il mio soprannome, poi entro in qualche stanza…

Dopo un po' di tempo passato a leggere i numerosi messaggi che mi arrivano, ne vedo uno che mi spinge ad iniziare una conversazione…

Non so se è stato il suo nick ad incuriosirmi, o maggiormente il suo modo particolare di parlare, la scelta attenta delle parole, la sua dolcezza che è allo stesso tempo fermezza e decisione, sta di fatto che io e lui iniziamo a parlare di noi, del lavoro, dell'aspetto fisico, del carattere, dei sentimenti, di quello che ci piace e di quello che non apprezziamo.

Passiamo così, a parlare delle esperienze vissute da ciascuno di noi un bel paio di ore, intanto sale l'interesse reciproco e qualcosa di sconosciuto, per me, che è la curiosità e l'attrazione verso una persona che non vedo, non sento, ma soltanto leggo.

Gli appuntamenti in chat sono stati frequenti per qualche settimana, fino a quando sentiamo il bisogno di conoscere uno la voce dell'altro.

C'è stata così la prima telefonata durante la quale si è scherzato e si è parlato degli impegni di ciascuno di noi nei giorni a venire. Sono le due di pomeriggio, a breve riprenderemo ciascuno il nostro lavoro, ci accordiamo allora per una telefonata verso le 18.30 quando saremmo tranquilli nelle reciproche abitazioni.

La sua voce è eccitante, come me l'aspetto, anzi di più… mi smuove qualcosa dentro, mi fa vibrare…un vero porco.

Sono le 18.40 ed il cellulare squilla… è lui… rispondo, sento la sua voce ed il mio cuore inizia a battere velocemente…

Mi chiede come sono vestita…

Perplessa mi guardo un attimo, sono appena tornata a casa, non dovendo più uscire ed essendo sola, mi sono messa comoda con una sottoveste - camicia da notte e vestaglia.

Penso per un istante: posso dirgli che sono vestita in modo sexy, ma poi scelgo di dirgli la verità…

Mi chiede allora di aprirmi la vestaglia e di sfilarla molto lentamente, e poi di descrivergli meglio la camicia da notte… è una camicia da notte tipo sottoveste, bianca, corta… mi dice, allora, di guardarmi il seno e dirgli com'è…

Come ipnotizzata, ed attratta da un desiderio sconosciuto, faccio ogni cosa che lui mi chiede in una studiata sequenza.

Mi rendo così conto che i miei capezzoli, si sono inturgiditi e spingono contro il tessuto, svettando come le cime delle montagne che qualche settimana prima ammiro dalla finestra.

Questa situazione mi eccita…

Il mio cuore inizia a battere ancora più velocemente, poi lui mi chiede di accarezzarmi le gambe… noto allora come è bello passare le mie mani sulle mie gambe, le guardo, sono ancora abbronzate, lunghe e lisce, poi più su le mie cosce… sono morbide…

Mi chiede allora come sono le mie mutandine… dei semplici slip bianchi, sgambati, con qualche inserto di pizzo sul davanti… mi chiede quindi di tracciare i contorni del pizzo con le mie dita… lo faccio… sentivo una strana sensazione… come se non fossero più le mie mani a toccarmi, le mie mani, guidate da lui, sono come diventate le sue…

La pelle sotto gli slip, al passare delle mie dita freme… il mio respiro diventa più veloce,…

Mi dice poi di accarezzare la pelle là dove appoggia l'elastico degli slip… 

la mia pelle brucia…

Pian piano, sempre guidate da lui, le mie mani scesero ad accarezzare il mio pube… quasi tutto liscio, con una sottile striscia di peli che forma un triangolo…

Scoprii allora che tutto ciò che sentivo è una eccitazione fortissima, un desiderio che deve essere saziato, il tutto amplificato dal fatto che anche lui è eccitato da questa situazione e io lo sentivo dalla sua voce…

Mi chiede allora se mi piace, se voglio continuare e che se voglio, avrei dovuto fare esattamente ciò che lui mi dice descrivendogli tutto ciò che sentivo nei minimi particolari…

Non sarei comunque riuscita a tornare indietro… è una situazione nuova, intrigante…

Mi chiede allora di sdraiarmi sulla schiena piegare le gambe ed allargarle leggermente…

Seguii minuziosamente le sue istruzioni e continuando ad accarezzarmi il pube, faccio scendere la mia mano sulle grandi labbra… così depilate mi piacciono, sono lisce e turgide… gonfie dal desiderio… mi dice allora di sfilarmi gli slip…

Sentivo il cuore battere all'impazzata il desiderio salire sempre di più…

"Ora apri bene le gambe - mi dice - e pian piano fai dischiudere le tue grandi labbra e passa le tue dita all'interno"

Sentii un forte calore al basso ventre e un fluido scorrere verso la mia vagina…

Non riuscii a trattenere oltre i sospiri che, con mio grande stupore, nell'udirli mi eccitarono ancora di più… ed eccitarono lui…

"Continua - gli dico io - sono eccitatissima"

Sentii le mie dita bagnarsi del mio umore che scende copiosamente, continuo ad accarezzarmi nel modo in cui lui mi chiede…

"Bagnati tutta, spalma il tuo umore sulle grandi labbra, sul monte di venere… stai colando, lo sento"

è vero… ardevo dal desiderio di sapere cosa mi avrebbe chiesto di fare dopo…

"Apriti… adesso voglio che ti infili due dita dentro e con il pollice continui a stimolarti il clitoride"

Così faccio… sentii le mie dita fredde che entrano nella mia femminilità… bollente… è bellissima… non l'avevo mai sentita così… così calda morbida e scivolosa… si muovono bene le mie dita ed il mio desiderio cresce sempre di più…

"Adesso cerca qualcosa… voglio che trovi una cosa da infilarti dentro… voglio che tu sia piena"

Sì… è quello che volevo… sentirmi piena, riempire la mia vagina che spasima e continua a colare…

Mi guardo attorno… nulla… prendo poi la mia lacca in formato da borsetta…

"Va bene - mi dice - ora avvicinala e strofinala sul tuo clitoride, falla bagnare, ma non la infilare, non fino a quando te lo dirò"

Continuo a muoverla avanti ed indietro… e ad ogni passaggio mi aprivo sempre di più… la volevo, la volevo dentro…

"Adesso appoggiala all'entrata e aspetta…"

La appoggio… sentivo che tremo, ero senza respiro…

"Dai, ora, spingila tutta dentro, dai amore…"

Finalmente… finalmente potevo spingerla dentro… ecco dopo l'attrito iniziale… ecco che la sento entrare… non trattengo i sospiri… mi sento piena ora, è stupendo…

La spingo e la tiro fuori, poi la spingo di nuovo dentro…

"Fermati ora piccola… piano… più piano…."

Mi fermo un attimo e mentre lo ascolto, prendevo fiato

"Tienila dentro con una mano… e con l'altra toccati… dimmi…"

"Sono tutta aperta -gli dico - e bagnatissima… voglio sentirla muoversi dentro di me"

"Aspetta… un po' di pazienza… ora voglio che con l'altra mano continui ad accarezzarti… attorno a dove sta entrando… e poi scendi voglio che con il tuo umore ti bagni il buchino…"

"Si, oh sì…"

Con le mie dita inizio ad toccarmi e il mio umore scivola giù verso l'altro mio buchino… stretto…

"Bagnalo bene e massaggialo… massaggialo e massaggialo ancora…"

"Sì…" 

Così faccio e pian piano lo sentii cedere… sotto la pressione delle mie dita si sta allargando…

"Adesso voglio che infili un dito nel tuo buchino… appoggialo poi spingi un pochino così non senti male mentre entra"

"Sì… voglio essere piena anche dietro…" appoggio il dito, e spingendolo un pochino, lo sentii entrare… stretto tra le pareti, spinngo un po' più in su … ed ecco un calore fortissimo pervadermi, il mio cuore battere all'impazzata… il respiro fermarsi e… ascoltando la sua voce che mi dice… "Dai piccola, sì, dai, così, brava… vieni… vieni…mi fai impazzire" esplodo in un orgasmo stupendo.


mercoledì 18 luglio 2012

E se fossi la tua vicina?

Basta davvero poco per trasformare un momento ordinario in un momento di straordinaria follia...tu che ne pensi?
<3 <3 KISSISSIMIIIIII A VOI CHE MI FATE SENTIRE LA VOSTRA PRESENZA <3 <3






giovedì 5 luglio 2012

L'eros non va in vacanza?


Finalmente sola, su di una spiaggia deserta, una piccola insenatura incontaminata circondata e protetta da una fitta vegetazione.
Distendo il telo e inizio a svestirmi lentamente, guardandomi in giro. Non c’è traccia di altri esseri umani nei dintorni, nessuna voce a disturbare quella quiete naturale.
Rimasta in costume, mi allungo/sistemo sull’asciugamano e mi faccio cullare dal rumore delle onde del mare, mentre la mia mente divaga.
Mi tolgo il reggiseno del costume e mi distendo con gli occhi chiusi. Il sole bacia il mio corpo, lo accarezza, Ti immagino accanto a me, e pigramente inizio a sfiorare ogni centimetro della mia pelle, il seno, la pancia, l’ombelico, l’interno coscia.
Senza fretta la mia mano sinistra accarezza il seno, i capezzoli induriti, mentre la mia mano destra si introduce veloce sotto i minuscoli slip e coccola la mia parte più intima, la sfiora con delicatezza, ne percepisce il calore, l’eccitazione, gli umori che si stanno formando.
Improvvisamente sento uno fruscio. Mi blocco, le mie mani rimangono come sospese, in aria, e volgo il mio sguardo verso l’origine del rumore. Tra le fronde di un albero intravedo un ragazzo che mi sta fissando. I suoi occhi mi catturano, sono magnetici, scuri, intriganti …
Di nuovo continuo il mio gioco, mentre i miei occhi si immergono dentro quelli dello sconosciuto. Decido che è uno spettacolo dedicato solo a lui. Percepisco eccitazione nell’aria, interesse, ma sento che non devo avere timore di niente. Rimarrà in disparte, ad osservare, a trarre piacere dalla situazione, da quello strano gioco.
Il mio ventre sussulta, si muove, il mio respiro si fa più corto, ma intenso. Decido di osare. Le mie dita affondano nel mio sesso, si bagnano, si muovono con decisione, sento una strana sensazione pervadere il mio corpo. Mentre lo accarezzo fisso lo sguardo sul fisico prestante dello sconosciuto, sulla sua espressione seria ma presa dalla situazione, sulla vena gonfia lungo il collo, e percepisco la sua eccitazione, il suo coinvolgimento, e immagino Te al suo posto, Ti sento accanto a me, su di me, dentro di me, Ti desidero, Ti voglio … desidero le tue dita intrecciate alle mie, che mi penetrano, che mi invadono, che mi ottenebrano la mente, e finalmente lo sento, sento il piacere che mi pervade tutta, che mi fa impazzire, la mia testa esplode.
Infine, spossata, mi dimentico dello sconosciuto, del mondo che mi circonda, rattristata soltanto che Tu non sia più accanto a me, e dolcemente mi abbandono tra le braccia di Morfeo, cullata dal rumore armonioso ed intenso delle onde del mare.

giovedì 28 giugno 2012

Momenti di straordinaria follia...

Il fascino sta nell'illusione dell'essere...sola e vogliosa di sentirvi qui..







giovedì 21 giugno 2012

Voglia di...


E’ il giorno del mio compleanno, il telefono squilla per gli auguri di vari parenti ed amici, arriva la sera, cena con amici e parenti. A cena conclusa Raffaele mi dice che ha una sorpresa per me e mi consiglia di indossare qualcosa di sexy, non so cosa ha in mente ma le sorprese mi piacciono, allora decido di mettermi quel completino sexy acquistato qualche giorno prima “ reggiseno di pizzo nero a balconcino, perizoma, reggicalze sempre di pizzo nero e calze autoreggenti a rete”.
Mi preparo come se fosse un rituale, con calma, sensualità ed eccitazione, indosso sul completino un vestito nero con una generosa scollatura dietro che non lascia molto all’immaginazione, sul davanti invece delle stringhe che ad ogni allacciatura fa crescere il desiderio. Tacchi rigorosamente alti.
Alla fine chiedo a Raffaele dove andiamo e lui mi risponde che abbiamo un po’ di strada da fare .
Ad un certo punto mi accorgo che è una città di mare e Raffaele mi chiede di tenere gli occhi chiusi, scendiamo dalla macchina e sento che stiamo entrando in un locale, sono bagnata per la sorpresa, sarà una discoteca? Sento della musica ma non è chiassosa.
Rimango ancora con gli occhi chiusi come mi ha detto Raffaele mentre ci sediamo, ho tanta voglia di sbirciare ma non lo faccio, sento la sua mano che mi accarezza all’interno delle cosce,sento un fremito che mi sale lungo la schiena … ma è la sua mano?
Un sussulto mi assale quando raggiunge la sua destinazione, mi accarezza ed io mi sento bagnata, il calore mi assale e non riesco a star ferma! Sento il suo respiro sul collo che mi bacia e scende giù lungo la scollatura fino a raggiungere il mio seno, cerca il capezzolo e lo tira fuori dal reggiseno, lo tiene fra le sue mani ….. .mi piace da impazzire.
A quel punto chiedo se posso aprire gli occhi, lui mi dice che posso aprirli e mi accorgo che chi siede al mio fianco è un uomo che qualche giorno prima Raffaele mi ha fatto vedere in foto su un sito e che mi era rimasto impresso per la sua enorme dimensione. Quel giorno mi aveva proposto di incontrarlo ed io avevo risposto “perché no”! ma non pensavo facesse così in fretta. Rimango stupita ma “ ormai bagnata”.
La sua mano è fra le mie cosce , mi ha alzato il vestito e come un forsennato alla ricerca di qualcosa! E lì! Mentre Raffaele è alle prese con i lacci del vestito per liberarmi, il tizio vuole mostrarmi le sue qualità, guardo Raffaele che mi sussurra “ecco il tuo regalo di compleanno stai tranquilla”, eccolo eccitato è già in totale erezione, le sue mani spostano il perizoma e vuole cazzotrarmi. Sono in sua completa balia, l’eccitazione mi sovrasta sono bagnata e Raffaele sente la mia eccitazione, mi trovo su quel divanetto, a gambe aperte, il reggicalze si sgancia dalla sua calza, ma questo non preoccupa nessuno, l’atmosfera e calda , lungo le pareti ci sono degli specchi e penso che ci potrebbero essere altri occhi che ci guardano, i miei seni sono sodi i capezzoli grandi e turgidi, spiccano fuori in bella vista, mi agito, la voglia di essere cazzotrata mi assale, è una cosa esagerata ed io ho paura, con uno sguardo Raffaele mi rassicura e mi sussurra all’orecchio che sono pronta. Il tizio intuisce e mi dice che ho una figa pazzesca! Cosa vuol dire!
Eccolo lì cosi grande e grosso su di me, si struscia ed io affondo le mie unghie rosso fuoco nelle sue braccia, Raffaele vuole testare la mia eccitazione ed è lui che mi prende, scivola dentro di me come un anguilla, sono un lago di piacere, mi possiede nella sua pienezza, l’altro invece mi accarezza le cosce, sento la sua mano che preme, la sento pesante su di me, percepisco tantissimo la sua presenza. Non vuole perdere nemmeno un attimo, è impaziente il membro è in erezione mentre si masturba guardandoci, io sono letteralmente abbandonata la mio destino sono quasi nuda ho indosso solo il reggiseno ma è come se non l’avessi, la bretella da un lato è scesa del tutto e l’altra tiene dentro metà del mio seno, ho ancora calze e reggicalze … ma che fine ha fatto il perizoma?
Eccolo ritorna all’attacco sposta Raffaele come per dire ora tocca a me, io riesco solo a deglutire, il cuore mi batte all’impazzata, mi solleva le gambe, i mie tacchi sono la prolunga delle mie sensazioni …… 


giovedì 7 giugno 2012

Questa notte ho proprio voglia..




Se solo potessi vedervi e ascoltarvi tutti...come mi farei coinvolgere...una notte infuocata a tutti...Kiss dalla vostra LadyLaDolce!


Mi trovate in secret room...

giovedì 31 maggio 2012

Ricordi...ne parliamo?










Quel lunedì mattina l’aeroporto sembrava più affollato del solito ed io ero terribilmente in ritardo. Tutto era iniziato a casa, di buon’ora, quando già pronta per uscire, ricordai di non aver stampato la relazione che avrei dovuto presentare al cliente. Il tempo di avviare il portatile, accendere la laser e stampare quella dozzina di pagine, che l’orologio già mi indicava un ritardo di venti minuti sulla mia precissima tabella di marcia.

Viaggiavo spesso per lavoro ed il Milano-Roma delle 07:30 era diventato il mio volo più frequente, quell’anno. Il rientro era generalmente “open”, per lasciar spazio ad eventuali imprevisti di lavoro, ma il viaggio di andata era ormai cronometrato con la precisione di una missione spaziale.

Tranne quella mattina, in cui tutto sembrava andar storto. Prima la stampa, poi il tassista che avrebbe dovuto già essere in pensione da un pezzo, poi la caotica folla nell’aerostazione, così saltai il mio solito caffè in uno dei bar dell’aeroporto e mi diressi di corsa verso il gate d’imbarco, visto che il chek-in lo avevo gia fatto online.

Arrivata al gate un pò in affanno, fui assalita da un’ondata di panico: Non vedevo la solita piccola e ordinata folla di uomini e donne d’affari in coda per l’imbarco, nè tantomento li vedevo seduti nelle poltroncine riservate all’attesa d’imbarco, alle prese con i loro palmari e tablet.

Guardai l’orologio e sebbene il lieve ritardo sulla mia solita tabella di marcia, sembravo essere ancora in orario, ma lì non c’era nessuno ad aspettare il mio volo.

Verificai la stampa del foglio di check-inn con l’orario ed il gate del volo e tutto sembrava dover essere a posto, ma quel dannato lunedì qualche altra cosa stava andando controvento.

Corsi al tabellone dei voli in partenza e scoprii con una fitta alla cuore che il mio imbarco era stato spostato in un’altra ala dell’aeroporto. Sicuramente le persone in attesa dei quel volo erano già state avvisate dagli altoparlanti, ma io quella mattina sembravo essere in ritardo su tutto.

Probabilmente imprecai ad alta voce di quel diamine di cambio del cancello d’imbarco, perchè al mio fianco, un ragazzotto, che sembrava più perso di me, mi disse che anche lui avrebbe dovuto prendere lo stesso volo e notato che io ero certamente più pratica di lui nella conoscenza dell’aerostazione, mi propose di portare il mio trolley se io lo avessi velocissimamente guidato verso il corretto cancello d’imbarco.

Accettai, perchè i miei tacchi 12 e la mia gonna stretta mal conciliavano con una corsa, per di più trainando quel piccolo ma pesante trolley, carico del mio laptop, alimentatore, mini proiettore e tutto quel che una donna manager deve sempre portare con sè.

Corremmo, senza dirci altro se non le mie indicazioni su dove voltare e le sue indicazioni sull’orario, ormai prossimo alla chiusura dell’imbarco.

Arrivammo al gate che tutti erano già usciti. Le due assistenti d’imbarco nel vederci correre verso loro, capirono che avremmo dovuto salire sul quel volo e furono davvero gentili, comunicando qualcosa via radio e facendoci segno di sbrigarci, mentre finalmente davamo loro la carta d’imbarco.

Corremmo anche lungo il corridoio snodabile che si aggancia al portello del velivolo e trovammo il personale di bordo un pò scocciato per il nostro ritardo. A bordo, le solite facce di gente d’affari, che leggevano il giornale o ci guardavano con un pò di disprezzo, per quei cinque minuti di ritardo che stavamo procurando al “loro” volo.

Attraversai il corridoio dell’aeromobile non senza imbarazzo, sicuramente rossa in viso per la corsa, un pò troppo affannata e con la camicetta bianca un pò in disordine, ma almeno ero a bordo !

Il ragazzo fu gentile nel portare il mio trolley fino al mio sedile e sistemarlo nella cappelliera in alto, mentre sulle spalle teneva ancora uno di quei zainetti più adatti ad uno studente di liceo che ad un ragazzo di venticinque / trent‘anni. Chissenefrega, pensai, almeno è stato gentile !

Il volo durò poco, giusto il tempo di rimettermi a posto la camicetta ed i pensieri, prima di quell’incontro di lavoro cui tenevo davvero molto. Dimenticai immediatamente quel che era accaduto in quella frenetica mattina e mi concentrai al meglio sul mio lavoro.

Incontrai nuovamente lo sguardo di quel ragazzotto dopo essere atterrati a Linate, mentre fuori dal velivolo, cercavo di correre più veloce degli altri per accaparrarmi un taxi.
Stavolta portavo da sola il mio trolley e nel sorpassarlo, lo ringraziai per la sua galanteria.
Con un sorriso un pò insolente, mi rispose che era stato divertente correre con me. “Imbecille !”, pensai, mentre il mio sorriso si trasformò in un ghigno di disprezzo.

Arrivai nell’ufficio del mio cliente, un importante studio di progettazione, con sufficiente anticipo per ricomporre il mio look e rifarmi il trucco. Finalmente il tempo per un caffè e poi tre ore di filate di riunione per fare la mia solita figura di grande professionista. Accettai un veloce pasto offerto dal mio cliente in un moderno lauch-bar di quelli tipici milanesi, poi tornai sò, in ufficio, per salutare i miei interlocutori, riporre tutte le mie apparecchiature nel mio trolley e congedarmi da loro fino al prossimo incontro, giusto tra una settimana.

Erano le 15:00, avevo portato a termine con successo la mia “missione”, ero un pò stanca e stressata, ma c’era il tempo per un pò di rilassante shopping per Via Montenapoleone e dintorni, prima di rientrare a casa. Telefonai in ufficio dal mio ragazzo, ma la sua assistente mi disse che era in riunione e lasciai detto che avrei preso l’ultimo volo di rientro per Fiumicino.

Due rapidi calcoli e stabilii che avevo almeno tre ore per me, tutte da dedicare alle vetrine dell’unica Milano che adoravo: Quella dello shopping !

Tramite il mio iPhone fù facile fare il check-inn online per il volo MI-RM delle 22:00. Poi mi godetti quella meritata pausa, smettendo per un pò di pensare al lavoro ed a ogni altra cosa seria.

Intorno alle venti ero di nuovo in aeroporto, con il mio solito trolley ed un paio di voluminosi shoppers di elegante cartoncino patinato, che dovevano valere una buona parte di quel che avevo speso nei mie due negozi preferiti di Milano.

Al gate, le solite facce di gente d’affari che si sposta tra Roma e Milano per un solo incontro in giornata, proprio come me. Curiosamente, c’era anche quel ragazzotto, alto ed un pò stralunato, col suo zainetto, stavolta tra le gambe, mentre era seduto a giocare con il suo iPad. Lo ignorai completamente, sedendomi in un’altra fila, alle sue spalle.

Ne approfittai per chiamare mio marito, che non avevo sentito per tutta la giornata. Non che noi ci si telefonasse spesso, ma volevo avvisarlo di ordinare qualcosa dal ristorante vietnamita che avevamo non distante da casa, poichè quella sera non desideravo altro che un bagno caldo ed una cena un pò particolare.

Più che fidanzati, al telefono sembravamo due colleghi, abituati come eravamo a messaggi stringati e privi di ogni vena di emotività. Non che non lo amassi, ma avevo sempre trovato stupide le smancerie tra un uomo ed una donna.

Avevo appena finito di chiudere la conversazione che alle mie spalle sentii dire qualcosa che all’inizio non credevo fosse rivolta a me: “Ciao, ti sei ripresa poi oggi ? Stamane sembravi sconvolta !”. Alzai un pò lo sguardo sopra i miei occhiali da vista e mi accordi che era di nuovo lui, quel ragazzotto.

“Dici a me ?” gli risposi, senza dedicargli più attenzione di quanta ne meritasse.
“Si, dico a te, oggi è stato proprio divertente correrti dietro !” e poi: “Posso ?” disse senza attendere la mia risposta e sedendosi sulla poltroncina al mio fianco.

Non risposi e finsi di cercare qualcosa nella tasca del trolley, tanto per non lasciarli spazio.
“Marco”, continuò senza che glie lo avessi chiesto. “Sò di essere più giovane di te, ma volevo dirti che il nostro breve incontro mi è piaciuto molto”.

Davvero insolente, pensai, un pò indispettita per quel “più giovane” che feriva il mio orgoglio di donna. decisi allora di mettere in pratica tutta la mia più raffinata e spietata tecnica per far sentire un uomo, specie se più giovane e meno esperto, un vero imbecille.

“Ragazzo”, dissi, spostando gli occhiali sulla punta del naso e guardandolo negli occhi: “Cosa ti fa pensare che io abbia voglia di sprecare il mio tempo con te? Stò aspettando un aereo per tornare a casa, non di essere scocciata da un ragazzino“. Fui proprio stronza, come sapevo essere nel far sentire gli uomini piccoli ed inutili, ma la sua risposta mi lasciò del tutto impreparata: “...un pò acida, ma ti scoperei lo stesso”, mi disse con un sorriso disarmante e lo sguardo che puntava dritto al mio decoltè.

Rimasi per un attimo senza parole, un bel pò scocciata da tanta presuntuosa arroganza, ma intimamente compiaciuta per quel complimento così genuino e sfrontato. Alzai lo sguardo su di lui e ne feci una rapida ma precisa scansione: Moro, meno di un metro e ottanta, barba del giorno prima, capelli un pò troppo lunghi per essere ordinati, jeans un anonimo pullover a “V” dal quale spuntava il girocollo di una t-shirt bianca. Troppo giovane e sciatto per i miei gusti e tuttavia molto carino, seppure poco elegante. Nulla a che vedere con la classe di mio marito o dei miei rari amanti, tutti uomini professionalmente e socialmente arrivati, di buon gusto, curati e raffinati .

“Maddai, lascia stare, ragazzo !”, gli dissi, riabbottonando quel bottone della mia camicetta sotto il quale il suo frugava il suo sguardo. “Non dirmi che non ti piacerebbe fare due chiacchiere con un ragazzo come me”, continuò lui con la solita presuntuosa sicurezza.

Stavo davvero per rispondergli per le rime, quando il sistema di diffusione ci informò che il nostro volo era stato annullato e che avremmo avuto maggiori informazioni al banco dell’imbarco. “Un bel membro di casino”, imprecai, pentendomi di quella frase poco elegante, mentre quell’imbecille al mio fianco sembrava invece molto divertito.

Attendemmo che il personale di terra ci raggiunse e ci comunicò che per un guasto tecnico il nostro volo era rimasto a Fiumicino e che sarebbe partito solo l’indomani mattina. Essendo poi l’ultimo volo della serata, la compagnia aerea ci avrebbe ospitati in una albergo nei pressi dell’aeroporto, dove saremmo stati accompagnati da un bus navetta.

“Woww !!!” Fu l’unica espressione divertita di quell’imbecillotto, nello sconforto collettivo di quella cinquantina di persone che non sarebbero rientrate a casa, quella sera. Senza alcuna ragione, mi accorsi di essere un pò divertita anche io da quella inattesa evenienza e dai goffi tentativi di abbordaggio che quel ragazzotto avrebbe continuato a farmi, quella sera.

Stavolta rifiutai di farmi portare sia il trolley, sia le buste dei miei lussuosi (e lussuriosi) acquisti milanesi, senza lasciare a quel ragazzotto altre facili possibilità di “aggancio”, nè lui trovò altro modo, se non seguirmi fino al pullman messo a disposizione dalla compagnia aerea. Salendo a bordo scelsi volutamente di sedermi in una fila con due poltroncine libere e lui non si lascio sfuggire l’occasione di sedersi al mio fianco.

Durante il breve tragitto fino all’albergo, mi divertii a fagli sentire la mia telefonata con mio marito, stavolta più tenera del solito, perchè a lui fosse chiaro che avevo un uomo che mi dava ogni genere di soddisfazione. Lui ascoltò la mia conversazione guardandomi con quell’aria sempre un pò divertita e quando terminai la telefonata, mi chiese qualcosa sul mio lavoro e mi raccontò qualcosa del suo, un banalissimo tecnico di studi di registrazione musicale. Proprio non avrei saputo che farmene di un ragazzotto così, pensai.

Una volta scesi dal pullman, in coda alla reception dell’albergo per il check-in, mi chiese a che ora sarei scesa per la cena. Gli risposi che avrei saltato la cena quella sera, sapendo invece che non sarebbe stato così e che sarei comunque scesa al ristorante. Subito dopo e senza alcuna ragione, me ne pentii un pò, di quella bugia.

Fatto il chek-in prima di lui mi avviai verso gli ascensori perdendolo di vista. Appena preso confidenza con quella camera d’albergo, usata soltanto da viaggiatori in transito, mi gratificai sotto una doccia bollente, durante la quale mi accorsi che insaponavo e massaggiavo il mio corpo, da quarantacinquenne ben portati, con un certo compiacimento erotico, pensando forse un pò a elle attenzioni di quel trentenne.

Poi, sul lettone (detesto prendere letti singoli, fanno tanto rappresentante di commercio), mi compiacqui per aver sempre previsto nel mio trolley un mini set di creme e cremine idratanti per il corpo. Accesi la tv ed annoiata dai soliti telegiornali, selezionai un canale di diffusione musicale, scegliendone uno di allegra musica jazz. Di lì a poco, mi sarei rivestita, sistemata i capelli e poi scesa al ristorante, per mangiare qualcosa.

Quel bussare alla porta mi colse del tutto impreparata, quasi nuda e per di più con i capelli bagnati. Era certamente un errore, mi avvosi nel grande telo da bagno bianco e mi avvicinai alla porta della camera dicendo “...siii ???”.
“E’ la cena, signora, rispose il cameriere da fuori la porta”.
“Un attimo”, dissi io sistemandomi meglio il telo da bagno ed aprendo appena un pò la porta per chiarire l’equivoco” ma rimanendo al riparo da guardi indiscreti.

Intravedevo parte del carrello con cui di solito si servono i pasti in camera, ma compresi immediatamente di esser stata fregata: “Cena per due !” diceva una voce divertita che riconobbi appartenere a Marco, quel ragazzotto forse più insolente che imbecille, che era di nuovo tornato all’attacco.


Aprii poco di più la porta e lui con quel suo solito disarmante sorriso mi disse “Dai, presto, fammi entrare, poi ti racconto !”. Rimasi un attimo dietro la porta, decidendo cosa fare, poi tenendo il telo bianco ben serrato sul mio corpo, aprii del tutto la porta, lasciando sfilare nella mia camera prima il carrello apparecchiato per due e poi lui, che con fare divertito scimmiottava un cameriere. “Signora....”, disse, mentre con tanto di salvietta al braccio, entrava con spregiudicata sicurezza nella mia camera, forse un pò troppo in disordine.

“Sei proprio un cretino !” gli dissi, ridendo un pò dentro di me per quella buffa situazione.
Ero praticamente nuda sotto il telo da bagno ed avevo lasciato entrare questo ragazzotto, ancora vestito come lo avevo visto la mattina in aeroporto. Gli mancava solo lo zainetto, pensai.

“Si può sapere che ti sei messo in testo, ragazzo ?” gli dissi con un tono troppo poco arrabbiato per essere credibile. Lui rispose che non aveva voglia cenare da solo e poichè gli avevo detto che non sarei scesa al ristorante, tanto valeva cenare i camera, insieme. Così aveva ordinato per due ed una volta che il cameriere se n’era andato, aveva percorso due piani ed un corridoio lungo mezzo chilometro, prima di trovare il numero della mia camera, che aveva carpito durante il mio ceck-in alla reception.

“Bastardo !”, pensai, molto divertita all’idea di quello scemotto in giro per tutto l’albergo con il carrello apparecchiato. “Sei un vero insolente, non si piomba così in camera di una signora”. E lui: “... solo per farle piacere, signora !”.

Avevo deciso di stare un pò al suo gioco e lasciarlo un pò fare, prima di rispedirlo nella sua camera, naturalmente in bianco. Raccolsi un pò delle mie cose, lasciate quì e lì per la stanza, presi i due shopper di acquisti milanesi e mi chiusi in bagno, più che altro per mettere a fuoco i miei pensieri e decidere la mia prossima strategia. Decisi immediatamente, ma mi ci volle un buon quarto d’ora per darmi una sistemata, così come avevo deciso di presentarmi a lui.

Asciugai i capelli e mi truccai leggermente con un filo di mascara ed il mio solito eyeliner, seppure molto leggero, per non dare l’impressione di essermi truccata per lui. Dai due shoppers, estrassi i regali che mi ero fatta nel mio pomeriggio milanese: Un completino intimo color verde petrolio ed una vestaglietta di seta bianco perla. Presi l’altro telo da bagno grande, quello asciutto e lo avvolsi intorno al mio corpo, annodandolo con cura appena sopra i seni. Decisi di non indossare calze nè scarpe, rimanendo con le pantofole di tela bianche messe a disposizione dall’albergo. Poche gocce del mio profumo, sui polsi e sul collo, incorniciavano quel mio essere un pò puttanella, quella sera. E finalmente uscii dal bagno.

“Sarà fredda, ormai”, dissi, indicando la cena, ancora nascosta sotto i coperchi che apparecchiavano quel carrello. Lui intanto aveva sistemato un pò la stanza, organizzando un vero e proprio angolo da cena, avvicinando il carrello ed una poltroncina ai piedi del letto matrimoniale. Aveva poi scelto con cura la miglior illuminazione possibile e cambiato la musica dalla, che ora suonava una suadente musica longue.

Mi accomodai ai piedi del letto, con lui sulla poltroncina ed alzammo, divertiti, i coperchi di quel che aveva ordinato per noi due; Vitel tonnè, pane al sesamo, formaggi, miele e macedonia. Del buon vino bianco era nel cestello pieno di ghiaccio e presto emanava aromi fruttati dai nostri due bicchieri.

Spizzicammo con piacere quella cena, bevendo con gusto quell’ottima falanghina ghiacciata, mentre ci raccontavamo qualcosa delle nostre vite, così tanto diverse tra loro.
Il piacere del contrasto tra il sapore del formaggio e quello del miele, sposava alla perfezione con quel vino fresco e fruttato, che scivolava già con leggerezza.

Stavamo appunto gustando quel trio di aromi così diversi eppure così tra loro intimamente legati quando la suoneria del mio iphone mi ricordò di io marito, rimasto solo a Roma. Risposi a quella telefonata, dapprima pò imbarazzata, poi sempre più divertita. Mi sdraiai a pancia in giù sul letto ed iniziai a raccontargli della mia giornata, di tutti gli inconvenienti e perfino di quell’imbecillotto che mi aveva aiutato e poi disturbato in aeroporto. Tralascia di digli che quel ragazzo era nelle mia camera, in quel momento e che mentre io parlavo al telefono con lui, stava sfiorando le mie caviglie ed i miei polpacci...

“Ti manco ?” Chiesi al mio ragazzo, mentre Marco iniziava a baciarmi leggero le caviglie, ed io rimanevo a pancia in giu, lasciandolo fare. Mio marito sembrò apprezzare quel mio insolito essere tenera con lui ed iniziò a chiedermi cosa cosa mi sarebbe piaciuto fare, se lui fosse stato quì con me. Gli dissi, mentendo solo in parte, che ero sdraiata sul letto e che avrei voluto che lui mi accarezzasse ed baciasse le cosce e la schiena.

Marco, intanto sembrava prendermi alla lettera e dopo aver leggermente aperto le mie cosce, iniziava a risalire sotto il telo da bagno, fino a raggiungere la seta ancora immacolata della mia nuova vestaglia di seta.

Quella insolita situazione, quelle dita e quelle labbra che realizzavano le fantasie che dichiaravo al mio ragazzo erano mentalmente più eccitanti di quanto stavo fisicamente provando, pensai, ma poco dopo mi accorsi che quel piacere era anche fisico e quelle dita erano arrivate sin dove il mio corpo era più sensibile a quelle attenzioni.

Dissi al mio ragazzo che avrei voluto sentire le sue mani tra le mie cosce e che anzi, quella sera, in sua assenza, avrei desiderato le mani di qualsiasi uomo, cosa che eccitò molto mio marito, a cinquecento chilometri di distanza, che stupìto da quella mia novità e convinto che quello fosse soltanto un nostro gioco, mi chiese cosa avrebbe dovuto farmi, quello sconosciuto.

Gli dissi, che avrei voluto non vederlo, che avrei voluto rimanere sdraiata sul letto, mentre quelle mani salivano su per le cosce, fino a sentire la mia fichetta gonfia e calda di desiderio. Marco, intanto eseguiva alla lettera, risalendo sù per le mie cosce fino alle mie mutandine nuove, ormai già bagnate.

Poi mi girò supina, sciolse il nodo del telo da bagno, e lo sfilò, lasciandomi con la vestaglietta di seta bianco perla. Sciolse poi il nodo che la teneva ancora chiusa sul mio completino verde petrolio e con infinita lentezza scostò i lembi di quella vestaglietta, fino a scoprire tutto il mio corpo.

al mio ragazzo raccontai praticamente tutto, dicendogli che desideravo che quello sconosciuto mi girasse e che mi spogliasse, fino a vedermi in reggiseno e mutandine, per poi toglierrmi anche quelle. E Marco, ancora una volta obbedì, abbassando le spalline del mio reggiseno nuovo e scoprendo i miei seni maturi ma ancora sodi per la mia età.

Era strano sentire quelle mani su mio corpo, così più giovani delle mie. Tutti i miei uomini, mi accorsi, erano stati più grandi di me, perchè da donna di successo qual’ero, avevo sempre scelto uomini socialmente affermati e quindi più maturi di me. Fino a quella sera.

Ora invece quel ragazzo, così lontano dai miei gusti, mi stava prendendo o forse ero io che mi stavo dando a lui, lasciando che mio marito partecipasse a distanza a quei miei desideri ed a quel mio lasciarmi andare.

Mentre sentivo l’eccitazione infuocarmi il ventre, alzavo leggermente i fianchi, lasciando che quel ragazzo sfilasse le mie mutandine. al mio ragazzo, stavolta con voce un pò ansimante, confessai che ero eccitata e che avrei voluto che quello sconosciuto sentisse sul suo volto il calore della mia fica. Anche lui si stava eccitando, ma non sapeva che intanto Marco aveva aperto ancora di più la mie cosce ed il suo volto era ormai ad un sospiro da quel ciuffetto morbido e ben curato che nascondeva appena un pò le porte del mio paradiso. Sentivo il calore del suo respiro sulle labbra, ormai, mentre io accarezzavo la sua nuca. Mio marito mi chiese allora se avessi voluto sentire la sue lingua dentro di me, ed il mio “siiii....” fu così intenso che la mia mano spinse la nuca di Marco finchè la sue lingua non mi fù dentro.

Mio marito interpretò bene quel mio gemito di piacere e mi chiese se mi stavo masturbando. Gli risposi che sentivo la sua lingua dentro di me, cosa che mio marito interpretò come una mia fantasia, mentre Marco baciava e succhiava le mie labbra ed il clitoride con infinita dolcezza, lasciando poi nuovamente sprofondare la sua calda lingua dentro di me.

Mio marito, ormai anche lui molto eccitato, mi confessò che anche lui si stava masturbando, pensando a me. Io gli risposi che sentivo davvero quella lingua dentro di me e lui si eccitò ancora di più, sentendomi così coinvolta dalle mie fantasie...
... come fossero vere, mi disse.

Marco intanto mi prendeva i fianchi con le mani ed affondava la sua lingua con colpi sempre più decisi e ritmici, spingendo ora la sua lingua sul mio clitoride, ora affondandola dentro di me.

Inarcai i fianchi ancora di più e spinsi la sua nuca tra le mie cosce, mentre le sue mani risalirono dai fianchi fino ai miei seni ed io scoppiavo un lungo gemito di piacere, godendo così intensamente da rimanere senza respiro. Anche mio marito credo fosse venuto in quel medesimo istante, perchè anche il suo respiro era affannato ed aveva smesso di parlarmi al telefono. Rimanemmo così tutti e tre, in silenzio, io e mio marito uniti al cellulare e quel ragazzo con le sue labbra sulla mia fica.

Piano piano ci stavamo riprendendo da quel lungo attimo di intensa passione e mio marito iniziò a dirmi dei nostri impegni per l’indomani sera, in casa di amici. Non avevo molta voglia di ascoltarlo, volevo soltanto restituire a quel ragazzo tutto il piacere che mi aveva regalato, ma non trovavo il modo per chiudere così brutalmente la nostra conversazione.

Marco, intanto si era alzato e ricomposto un pò. Lo guardai con occhi pieni di interrogativi, mentre cercavo di dire al mio ragazzo che ero stanca e che avrei voluto dormire.
Marco intanto, portò il suo dito indice sulle sue labbra e piano piano, fecce “Shhhhh...!!!”
Mi regalò un sorriso, di quelli suoi, sinceri ed un pò sfrontati ed uscì in silenzio dalla mia camera, proprio mentre davo la buonanotte al mio ragazzo.

Rimasi ancora sul letto, ad occhi chiusi, cercando di rivivere ogni attimo di quella giornata e di quella imprevedibile e meravigliosa serata, desiderando l’indomani, incontrare quel ragazzo e conoscerlo più di quanto mi avesse permesso.
In fondo, c’era ancora un volo ad attenderci.